Prelevare un cuore dagli over 55 con lo scopo di un trapianto è oggi possibile grazie alle nuove tecnologie, ma soprattutto ai risultati di un progetto pilota realizzato in Toscana ed Emilia Romagna, durato 5 anni che ora è stato esteso a tutta l’Italia. Il via è stato dato nei giorni scorsi in occasione di del convegno “Anche un cuore anziano può donare una vita” organizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Centro Nazionale delle Ricerche (IFC-Cnr) di Pisa e dal Centro Nazionale Trapianti (CNT).
Finora era possibile espiantare un cuore solo da una persona che aveva al massimo 50 anni. Questo perché l’età che avanza può comportare malattie cardiache non facilmente evidenziabili con gli esami standard che vengono effettuati nelle prime sei ore di osservazione, ovvero un’eco-cardiografia basale ed una coronarografia:
“Questi esami però possono non rilevare alcune patologie cardiache più o meno nascoste, come un deficit della funzione contrattile”
ha spiegato Tonino Bombardini, coordinatore scientifico del progetto in questione che si chiama Adonhers (Aged dono heart rescue by stress echo).
“La novità del nostro studio è consistita nell’aver sottoposto i donatori ultra cinquantenni ad una indagine diagnostica in più: l’eco-stress”.
Si tratta di un esame già utilizzato in cardiologia, che consiste nell’infusione di un farmaco capace di dilatare le coronarie e verificare lo stato di salute del cuore, il tutto sotto controllo ecografico e per soli 5-6 minuti consecutivi. Questo lavoro ha permesso di trapiantare 19 cuori da donatori anziani con percentuali di sopravvivenza sovrapponibili a quelli standard. Un risultato eccezionale: per questo la metodica è stato estesa ufficialmente a tutto il territorio nazionale, ovviamente attraverso la creazione di un network ad hoc che mette in comunicazione diretta tutti i centri sanitari coinvolti. Nel 2010 in Italia sono stati eseguiti con successo 273 trapianti di cuore, ma in lista d’attesa ci sono ancora 728 persone che attendono in media 2, 36 anni.
“Per rispondere alle richieste di tali pazienti è necessario lavorare sulle opposizioni alla donazione e sulla comunicazione ai cittadini. Eppure, aumentare il numero degli interventi non è strettamente vincolato a quello delle donazioni”, spiega Alessandro Nanni Costa direttore del CNT , “l’aumento dell’età media dei donatori, ad esempio, ci pone di fronte a nuove sfide che il Centro ha già raccolto e l’estensione a livello nazionale del programma ‘Adhoners’ va nella giusta direzione”.
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[Fonte: Cnr]