Un buon esempio per capire il sottile confine che separa la manifestazione allergica da quella dell’intolleranza è il mal di pancia che insorge ogni volta che si beve latte. E’ sintomo di allergia e dipende da un anomalo comportamento del sistema immunitario nei riguardi di certe proteine del latte, oppure di un’intolleranza al lattosio, lo zucchero del latte, se questo non viene digerito. Nel primo caso va eliminato dalla dieta ogni tipo di latte, compreso lo yogurt; nel secondo, invece, si tollera sovente il latte ad alta digeribilità e lo yogurt. Anche la prognosi è differente nei diversi casi.
Nei bambini piccoli, ad esempio, l’allergia al latte di norma tende a scomparire spontaneamente con la crescita, mentre l’intolleranza al lattosio, se grave, può durare anche tutta la vita. E’ inoltre possibile che il mal di pancia sia semplicemente dovuto a difficoltà digestive causate da cattiva qualità del latte o da un suo consumo eccessivo. In tal caso, basta semplicemente ricorrere ad uno di buona qualità o ridurne il consumo.
Le stesse considerazioni valgono per il grano, per il quale si riscontrano tre differenti disturbi: allergia ad alcune proteine, celiachia e una sempre più frequente intolleranza, caratterizzata dalla difficoltà di digerire alimenti, come pane, pasta e pizza, e riconducibile alla scadente qualità della farina. In questo disturbo il sistema immunitario si comporta stupidamente perché produce anticorpi contro proteine innocue contenute negli alimenti. Ciò causa l’apparire, poco tempo dopo l’ingestione dell’alimento cui si è allergici (da qualche minuto fino a qualche ora), di una varietà di sintomi a livello intestinale (coliche, gonfiori, diarrea o stitichezza), cutaneo (orticaria, prurito, eczema), orale (sindrome orale allergica), respiratorio (asma, rino-congiuntivite).
I sintomi più gravi sono l’edema della glottide e lo shock anafilattico che richiedono un trattamento farmacologico immediato. La diagnosi richiede l’attenta valutazione della storia clinica da parte del medico e l’esecuzione di test specifici. Una volta individuati gli alimenti responsabili, non resta che eliminarli dalla dieta. Gli allergici al grano devono evitare anche farro e Kamut, suoi parenti stretti. Bisogna tener conto che molti allergeni possono essere presenti come ingredienti in preparazioni alimentari che possono sembrare innocue per il consumatore allergico.
La predisposizione si traduce in allergia quando si hanno cattive abitudini alimentari e si segue un errato stile di vita. Può succedere che dopo una scorpacciata di fragole compaia un‘orticaria associata ad un fastidioso prurito o ad altri sintomi che fanno sospettare un’allergia, ma i test allergologicì per la fragola risultano negativi. In questo caso la reazione non è di natura allergica, perché il sistema immunitario non produce anticorpi ma è indotto in maniera aspecifica a liberare istamina da parte di sostanze presenti nella fragola.
Anche altri alimenti contengono sostanze simili: il bianco d’uovo, crostacei e frutti di mare, carne, di maiale, ananas, papaia, mango, agrumi, mandorle e altra frutta oleaginosa, arachidi, pomodoro, spinaci, alcool, cioccolata, liquirizia, cannella, alcuni additivi. Un altro tipo di intolleranza, piuttosto frequente, che si manifesta con sintomi che possono simulare un’allergia alimentare (associati talora anche a cefalea, vampate al viso e cali o innalzamenti di pressione) è causato dall’abuso di alimenti ricchi di istamina e tiramina.
Di norma, i sintomi delle false allergie non sono gravi come quelli delle allergie vere. Quando insorgono, è prudente evitare gli alimenti responsabili fino alla loro scomparsa. Purtroppo essi a volte persistono per settimane pur stando a dieta. Dopo la guarigione si può tornare ad una dieta normale reinserendo gli alimenti tolti, ma, mi raccomando, senza eccedere. Gli alimenti ricchi di istamina e tiramina vanno sempre evitati quando si assumono farmaci, fortunatamente sempre più in disuso, che inibiscono la degradazione di queste sostanze da parte del fegato.