Un portavoce del governo del Giappone ha confermato lo stato di emergenza in un impianto nucleare a Fukushima, in seguito ai danneggiamenti provocati dal terremoto di ieri mattina. Il sistema di raffreddamento non ha funzionato, e nonostante le fughe radioattive siano state limitate, un’esplosione avvenuta nelle scorse ore potrebbe avere effetti devastanti sulla popolazione.
Il rischio peggiore è che si ripeta una nuova Chernobyl. Il 26 aprile 1986 uno dei reattori della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, esplose producendo una nube massiccia di radiazioni, provocando il più grave incidente nucleare della storia. Trentuno persone rimasero uccise all’istante, mentre più di otto milioni di persone in Bielorussia, Ucraina e Russia furono esposte a radiazioni di vario grado.
Gli effetti sulla salute dell’esposizione alle radiazioni nucleari sono, come detto, pericolosissimi, ed ancora oggi, a distanza di 25 anni, non facilmente calcolabili. Le radiazioni che hanno colpito direttamente la popolazione hanno portato a danni ai tessuti e al sistema immunitario del corpo. I sintomi immediati sono stati nausea, diarrea e affaticamento, ma sono stati soltanto la punta dell’iceberg. Essi infatti sono stati seguiti dalla perdita dei capelli, emorragie sottocutanee, infiammazioni cutanee e alla bocca.
In casi gravi la morte può verificarsi entro 2-4 settimane. Coloro che sopravvivono alle sei settimane hanno qualche possibilità di guarire, ma sono a rischio per gli effetti a lungo termine. Questi comportano cambiamenti nei geni del corpo, i quali possono portare allo sviluppo di malattie come il cancro. Le malattie causate dalle radiazioni tendono ad emergere circa 10-15 anni dopo un disastro nucleare. La malattia più comune attribuibile a Chernobyl è il cancro alla tiroide, dato che una forte incidenza è stata registrata nelle zone più contaminate.
Ma potrebbero esserci moltissimi altri effetti sulla salute attribuibili alle radiazioni di Chernobyl come leucemia, cancro al seno, cataratta e alcune malattie cardiache. Per evitare che ciò riaccadesse, da allora tutte le centrali nucleari hanno piani di emergenza in caso di disastro. Purtroppo però la violenza del terremoto che ha colpito il Giappone ha disarmato gli addetti ai lavori, ed ora i rischi sono di nuovo elevatissimi.
Le persone che abitano in un raggio di 5 km dalla centrale sono quelle a più alto rischio di esposizione alle radiazioni, tant’è che le circa 45 mila persone che abitano in un raggio di 10 km sono state evacuate. Ma non sono le uniche a rischiare. In un raggio di 16 km le radiazioni possono comunque far danni agli esseri umani, mentre per quanto riguarda le conseguenze sulle riserve d’acqua, coltivazioni e allevamenti, i pericoli durano almeno fino ad 80 km, a causa dello spostamento della nuvola radioattiva che, a seconda del vento, può diventare un pericolo mortale per gran parte della popolazione.
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[Fonte: Health24]