Il prossimo 16 maggio si celebra la quinta Giornata nazionale del malato oncologico, istituita per iniziativa della Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) con direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri. Numerose le manifestazioni al riguardo, già da questi giorni. L’obiettivo è come sempre quello di fare una giusta informazione, stimolare la riflessione ed invitare alla prevenzione. Perché se è vero che i casi di tumori sono in vertiginoso aumento è anche certo che è diminuita la mortalità.
Colgo l’occasione per riflettere con voi: voglio raccontarvi le mie esperienze dirette: 30 anni fa, l’ultima volta che ho visto mio nonno cinquantottenne, era accucciato dietro una porta a cercare di capire cosa il medico stesse dicendo ai suoi familiari. Mi guardò con la faccia di un bimbo colto a rubare la marmellata. In realtà aveva un dubbio e voleva scoprire la verità: era ricoverato per una bronchite o per quel “brutto male” il cui nome non si poteva pronunciare?
Fu operato, ma il suo cuore, pur giovane ed allenato (era un ciclista!) non ce la fece. Due anni fa invece è stata la volta di una donna forte, stupenda, che amavo molto. Non si sentiva bene ed il medico di base, dati i sintomi la inviò da un neurologo. La diagnosi superficiale ed errata: depressione. Nessuno condivideva e così si fecero ulteriori accertamenti: una risonanza magnetica e l’inizio di un incubo, il glioblastoma, cioè un tumore al cervello. Oggi si chiamano le cose con il loro nome. C’è internet e scrivendo quella parola non ne esce nulla di buono. Eppure quella donna meravigliosa è stata operata e dopo 2 giorni era in piedi, forte come prima. Anche lei non ce l’ha fatta, ma non è stata schiacciata direttamente dal tumore. Altre cause l’ hanno portata via.
Ho 2 amiche di 25 e 40 anni che lottano contro il cancro e nel frattempo hanno avuto dei bambini! Una conoscente ha cercato in tutta Europa chi praticasse un difficile intervento chirurgico che eradicasse il tumore della madre: l’hanno operata con esito positivo a pochi chilometri da casa. Questa riflessione, sulle esperienze negative che pure ci sono nella storia di tutti noi, mi porta a capire come ogni giorno ci sia una speranza in più, un’arma nuova per vincere battaglie importanti. Vi abbiamo ampliamente parlato di adroterapia, ma anche di brachiterapia, nuove e mirate terapie per combattere ogni tipo di tumore.
Fondamentale però è l’ascolto: quello dei medici che “devono” indirizzarci precocemente verso una diagnosi, quello del nostro corpo (non dobbiamo rimandare il psa o il pap test o la mammografia), quello dell’informazione che ci fa capire quali sintomi devono preoccuparci; quello dei volontari che supportano famiglie e pazienti, ma anche l’ascolto di chi ci è già passato ed ha vinto la guerra contro la malattia. Un altro aspetto importante che sarà sottolineato in questi giorni grazie a spot televisivi e radiofonici, è l’informazione sulle opportunità e sulle tutele dei lavoratori affetti da patologie oncologiche. L’aspetto sociale ed emotivo, l’impegno lavorativo…sono tutte armi in più. Altre informazioni sul sito della Favo.