C’è un nuovo tipo di chemioterapia che non fa cadere i capelli alle donne con un tumore al seno. La notizia è di un paio di giorni fa ed arriva da Milano, da un evento particolare. Erano mille, tutte donne, provenienti da ogni parte d’Italia, come ogni anno già da qualche tempo.
L’incontro era dedicato a loro che ce l’hanno fatta a vincere il tumore, presso l’Istituto Europeo Oncologico. “Ieo per le donne”, questo il titolo della manifestazione che è stata un momento di celebrazione alla vita, alla lotta contro il cancro. Un omaggio alla storia di chi l’ha subito e superato.
Soprattutto è stato il momento per ringraziare pubblicamente all’unisono, il prof. Umberto Veronesi, direttore scientifico dello Ieo e gli altri preziosi medici e ricercatori che hanno testato nuove possibilità terapeutiche con successo.
Si tratta di due novità in particolare. La prima riguarda un farmaco chemioterapico, la seconda, una tecnica per la radioterapia intraoperatoria.
“Ormai, siamo in grado di guarire l’80 % dei tumori al seno, grazie anche alla diagnosi precoce, ma dobbiamo occuparci anche di “come” si vince un cancro”
ha spiegato Veronesi, evidenziando l’importanza della qualità della vita. Una donna che viene operata al seno, spesso subisce una mastectomia, ovvero l’asportazione della mammella. Questo spaventa, violenta la psiche femminile già travolta dalla notizia del tumore.
Le nuove tecniche operatorie e la possibilità della chirurgia plastica ricostruttiva, sono un grande successo. Ma la chemioterapia è spesso pesante e quando i capelli cadono, la malattia diventa evidente per tutti, ma soprattutto per chi la subisce. I capelli sono parte integrante dell’identità di una donna.
Così presso lo Ieo si è conclusa positivamente una prima osservazione clinica sull’utilizzo del Caelyx, un farmaco chemioterapico che non ha l’effetto collaterale dell’alopecia. Finora è stato utilizzato ampiamente nelle fasi avanzate di tumore al seno e all’ovaio. Presso l’Istituto diretto da Veronesi è stato sperimentato nella fase preoperatoria, ed ora è pronto per un nuovo studio sulla prevenzione delle recidive.
L’altra terapia, che dopo questa fase sarà sperimentata su scala nazionale, è la Iart ovvero la radioterapia intraoperatoria con radiofarmaci, che inizia già nel corso dell’intervento chirurgico:
“Permette di evitare il ciclo di terapia esterna di circa due mesi, non necessita di apparecchiature costose ma di una siringa da insulina, può essere eseguita in regime ambulatoriale”
ha spiegato Giovanni Paganelli, direttore della medicina Nucleare dello Ieo. La vera sfida rimane comunque la prevenzione e a questo proposito l’ex ministro della sanità ha annunciato:
“ Partiremo a breve con lo studio Mortalità zero: divideremo una popolazione di donne over 50 in due gruppi, uno sottoposto ai controlli di routine attualmente previsti per il tumore al seno e l’altro con un programma diagnostico intensificato che prevede un mix di mammografia, ecografia e risonanza magnetica. Poi valuteremo i risultati”.
Insomma la strada per la vittoria definitiva non è più così lontana.