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Nuova Sars, altri due casi in Italia

Altri due casi in Italia di nuova Sars (o nuovo coronavirus). Dopo il paziente n°1 di cui vi abbiamo parlato ieri, un palestinese residente nel nostro Paese e di ritorno da un viaggio in Giordania, anche la sua nipotina di soli due anni ed un collega di lavoro sono risultati positivi al virus. Sono ricoverati adesso in osservazione ed in isolamento nel reparto di malattie infettive di un ospedale di Firenze.

Per ora i casi sono circoscritti e dato l’alto livello di attenzione e vigilanza, sollecitato dalla stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), probabilmente rimarranno tali, anche perché il nuovo coronavirus (nCOV), non sembra al momento avere le caratteristiche di virulenza capaci di scatenare un’epidemia. La trasmissione dell’infezione da individui malati a persone sane che hanno avuto contatti diretti e prolungati, come nel caso specifico era stata già documentata, sia in famiglia che nell’ambiente sanitario. E’ per tale motivo che sia il resto dei familiari che il personale medico ed infermieristico venuti a contatto con i tre pazienti saranno tenuti sotto sorveglianza.

I sintomi, lo ricordiamo, sono febbre alta, tosse e soprattutto grave difficoltà respiratoria, da qui l’appellativo di nuova Sars, una parola che provoca molto allarme data l’epidemia del 2003 che ha ucciso 775 persone e ne ha infettate circa 8000. Cerchiamo di fare luce sui termini, per comprendere meglio.

 

SARS è l’acronimo di Severe Acute Respiratory Syndrome, ovvero Sindrome Respiratoria Severa e Acuta, derivata da una forma atipica di polmonite. Questa polmonite è provocata da un virus, appartenente alla famiglia dei coronovirus (che provocano tante patologie diverse). Il ceppo virale di cui parliamo in queste ore è stato identificato per la prima volta in Medio Oriente nel Settembre del 2012 ed è un “nuovo coronavirus”, dunque non è quello della “SARS”. Per comodità, dati i medesimi sintomi, compresa la grave difficoltà respiratoria, si parla di nuova sars, ma ora gli esperti internazionali e dell’OMS proprio per non creare confusione ed inutili allarmismi hanno stabilito un nuovo nome. MERS –CoV , ovvero Sindrome respiratoria da Coronavirus del Medio Oriente.

E’ qui infatti che sono stati identificati i primi casi, anche se non è stata trovata l’origine del virus: pochi focolai, al momento senza un apparente legame tra loro, anche se si è concentrati su una particolare struttura ospedaliera. Inizialmente il contagio diretto da malato a sano non era stato provato, ora con i vari casi documentati sembra essere confermato, ma solo su contatto stretto e prolungato. Questo coronavirus al momento non è particolarmente contagioso, non sembra essere capace di aggredire un’intera comunità, ma come spiegano gli esperti dell’OMS:

“Ci sono molte altre cose che ancora non capiamo …… per esempio non sappiamo quanto è diffuso questo virus, sia in questa regione (Medio Oriente) che in altri paesi.”

Il virus è infatti ormai identificabile in caso di sintomi gravi di polmonite, ma non è dato sapere se colpisca in forme anche lievi e quindi trascurabili dal punto di vista clinico. Al momento, per ciò che riguarda l’incubazione è stato possibile identificare quella da contagio avvenuta in stanza d’ospedale e sembra andare dai 9 ai 12 giorni. I controlli, gli studi e la sorveglianza rimangono alti per tutti questi motivi, ma ovviamente senza nessun allarmismo.

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