I soldi fanno la felicità. A sostenerlo due ricercatori americani (tanto per cambiare…): Betsey Stevenson e Justin Wolfers. Sembrerebbe una banalità, ma la ricerca condotta dai due studiosi dell’università della Pennsylvania merita un pò di attenzione poichè contaddice il cosiddetto paradosso di Easterlin, secondo il quale il benessere non reca necessariamente con sè un certo grado di soddisfazione personale. Chi vive nei paesi più sviluppati infatti, nonostante abbia già molto, non sarà mai pienamente soddisfatto perchè condannato a volere sempre di più.
I risultati di questo studio, condotto in base a un sondaggio della Gallup, mostrerebbero invece che la fetta più ricca della popolazione mondiale ha una percezione chiara di quanto possiede e trae da ciò un sufficiente grado di soddisfazione. In altre parole, è felice. Ben il 92% delle famiglie americane benestanti intervistate si dichiara “molto contento”, mentre la stessa dichiarazione è stata resa solo dal 42% delle famiglie con un reddito medio-basso. Tanto è bastato ai ricercatori per concludere che il professor Easterlin si è sbagliato. Richard Easterlin, che attualmente insegna economia all’Università della Southern California, elaborò il suo paradosso della felicità nel 1974. Ne seguirono numerosi studi psicologici basati sul tentativo di esplicitare la relazione tra benessere psichico (in una parole felicità) e denaro.
Diversi gli elementi che sono emersi, fra gli altri: l’influenza del confronto con la quantità di ricchezza altrui per definire se stessi felici in base a ciò che si possiede e una visione del denaro come mezzo per raggiungere l’agognata felicità, piuttosto che come fonte di felicità di per se stesso. Quest’ultimo fattore in particolare avrebbe a che fare con la migliore qualità della vita che è possibile conseguire grazie a un reddito sufficientemente elevato: maggiore accesso ai servizi, migliore istruzione e un impiego più soddisfacente del tempo libero. Tuttavia, la sensazione di felicità raggiunta grazie al denaro decrescerebbe con l’aumento del reddito. In ogni caso, la ricerca di una relazione univoca fra denaro e felicità è resa oltremodo difficoltosa (per fortuna) dall’influenza dei fattori soggettivi.