Bill Gates si schiera contro l’Aids. E per farlo sceglie un ospedale italiano, il Sant’Orsola- Malpighi di Bologna. Il guru della tecnologia, padre di Windows, ha infatti donato alla struttura ospedaliera emiliana ben 100mila dollari.
Tutto ciò si è verificato nell’ambito della iniziativa “Un cavallo di Troia contro l’Aids”. Si tratta dell’unica realtà italiana in grado di conquistare uno dei contributi messi in palio dalla fondazione filantropica “Bill e Melinda Gates”. Fondi stanziati per finanziare una ricerca in grado di capire se è possibile abbattere geneticamente il virus della malattia. Lo studio italiano presentato da Alessandro Ripalti è uno dei 65 progetti premiati nell’ambito della manifestazione “Grand Challenges Esplorations”. La scelta è stata effettuata su un campione di oltre 2400 progetti.
Alessandro Ripalti è un ricercatore e contemporaneamente presidente dell’Airv, Associazione italiana per la ricerca sul virus. Sarà lui a coordinare lo studio insieme ai professori Maria Carla Re e Davide Gibellini, entrambi del reparto “Retrovirus” del nosocomio bolognese. Una nota rilasciata dall’associazione spiega:
Si tenterà di rovesciare l’attività di un enzima responsabile dell’integrazione del virus all’interno delle cellule. L’enzima sarà modificato in modo da non favorire più l’integrazione del virus nelle cellule, ma la sua dis-integrazione.
Se questa prima parte della ricerca archivierà risultati di un certo spessore, il progetto potrebbe arrivare a ricevere, per il suo compimento, fino ad un milione di dollari.
Intanto gli esperti del Ragon Institute of Massachusetts General Hospital e dalla Harvard Medical School di Boston hanno portato a termine una ricerca per scoprire quale sia il ruolo di un particolare amminoacido in grado di rendere alcune persone immuni dal virus dell’HIV. Per immunità intendiamo la condizione di quelle persone che contraggono il virus venendone a contatto, che non arrivano però mai, nel corso della loro vita, allo stato conclamato della malattia. Si tratta di una minoranza, un individuo su 300 che presenta all’interno del suo sangue una delle cinque varianti riconosciute della proteina HLA-B. Coloro nei quali, attraverso l’esame del DNA è stata riscontrata una variazione genetica del 6 cromosoma, scatenate la variazione di questo amminoacido sono risultati grazie a quest’ultima “immuni”: il sistema immunitario riconosce le cellule infettate e le distrugge.