Mario Monicelli. Un tumore alla prostata allo stadio terminale a 95 anni e la scelta, di togliersi la vita gettandosi dal balcone della sua stanza al 5° piano del reparto di Urologia dell’Ospedale San Giovanni di Roma. Così ha salutato la sua lunga ed intensa vita uno dei grandi maestri della commedia all’italiana e non solo, di tutta la nostra storia del Cinema, nazionale ed internazionale. La melanconia, la depressione spesso accompagnano la malattia, e spesso si pensa a finire la vita prima del tempo, evitando le sofferenze.
Il discorso può diventare ampio ed arrivare all’eutanasia, ma Monicelli non avrebbe gradito probabilmente: troppe chiacchiere, su lui che era di poche parole e raccontava magistralmente i drammi quotidiani attraverso i suoi film. Ha firmato la regia di oltre 50 capolavori, da “Guardie e Ladri”, con Totò, alla “Grande Guerra” con Alberto Sordi e Vittorio Gasmann che le è valso il Leone d’Oro di Venezia e la prima nomination all’Oscar. E come non ricordare la poesia e la drammaticità di “Un Borghese piccolo, piccolo” o il graffiante cinismo de “Il Marchese del Grillo”? Mario Monicelli era tutti i suoi film, e dunque non deve meravigliare il gesto con cui ha deciso di raccontare la sua fine, il “the end”.
Nell’Ospedale Romano, poco dopo le 21,00, passate le ultime terapie, solo nella sua stanza ha maturato questo gesto: il suicidio, da uomo libero e cosciente delle sue azioni, come è sempre stato. Un sanitario avrebbe rivelato la sua stanchezza e insofferenza per la malattia. Questi alcuni commenti di chi lo conosceva bene. Aurelio De Laurentis dichiara:
“Quello che è successo mi ha lasciato estremamente basito. Lo conoscevo profondamente e sapevo della sua grande dignità e del suo desiderio di essere sempre indipendente e autonomo, per tale motivo posso capire questo gesto. Ultimamente aveva perso anche la vista ma fino all’ultimo era stato capace di una deambulazione perfetta. Insomma una persona sana che non tollerava l’idea di poter dipendere da qualcuno”.
Neppure Michele Placido si aspettava il suicidio di Monicelli, ma afferma:
“Bisogna rispettare questa sua decisione, Mario era uno che aveva insegnato a tutti il rispetto delle regole e della tolleranza e così se qualcuno gli avesse chiesto perché il suicidio avrebbe risposto: saranno pure i fatti miei”.
Il grande regista e sceneggiatore ha concluso la sua vita così come tanti anni fa aveva deciso di fare suo padre, Tommaso Monicelli, scrittore e giornalista: togliendosi la vita.
La psicologia umana è fragile e complessa, il suicidio è un percorso mentale ancora non ben chiaro, che va prevenuto in ogni sua forma. Ma in questo caso, non parliamo di un gesto patologico, ma di un atto di libera scelta che dopo quasi un secolo di vita si è stabilito di affrontare (Mario Monicelli, classe 1915!). Anche in questo il regista ha dimostrato la sua indipendenza. Fino alla fine, non ha accettato di sottostare a nulla, neppure ad un tumore alla prostata.
Un omaggio doveroso, ad un grande maestro di cinematografia e di vita, ma anche uno spunto di riflessione, benché alla lontana, su tante altre tematiche che a volte noi di Medicinalive affrontiamo.
Per approfondimenti:
Mario Monicelli si è suicidato
[Foto da: Eco di Bergamo]