Una buona notizia arriva dal fronte della lotta contro il tumore al seno ed al cancro ovarico. Aumenta infatti il numero di donne guarite, ma soprattutto migliora la loro salute e la qualità della loro vita.
Effettuando un discorso generale, si stima che l’aumento di sopravvivenza in Europa dopo cinque anni dalla diagnosi di un tumore sia pari al 5% per gli uomini ed alle 7% per le donne; una percentuale che sale dal 74% all’83% se si parla solamente del tumore al seno. Discorso analogo è valido per i tumori dell’ovaio: in questo caso, rispetto al laconico 20% di qualche decennio fa si è passati ad una percentuale di sopravvivenza pari al 30-40%.
A rappresentare fattore discriminante di questo miglioramento anche rinnovata possibilità per le donne di effettuare controlli periodici ed indagini specifiche come il Pap test e la mammografia. Uno studio a tal riguardo, portato avanti dall’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, ha dimostrato come la maggior informazione sulla patologia porti le donne ad una maggiore prevenzione e di conseguenza a diagnosi sempre più precoci e valide al fine della sopravvivenza.
Con l’allungarsi dell’aspettativa di vita generale poi, gli stessi scienziati hanno focalizzato le proprie ricerche al fine di trovare soluzioni e terapie adatte alle malattie più comuni che colpiscono la popolazione. Ed il tumore al seno ed il cancro ovarico sono tra le forme neoplastiche più diffuse all’interno dell’universo femminile.
Uno dei dati positivi evidenziati dalle statistiche rilevate dal nosocomio oncologico romano , riguarda la sessualità delle donne colpite da tumore. Come spiega anche il direttore del Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente del Policlinico Gemelli di Roma, Giovanni Scambia, le donne, nonostante il tumore non rinunciano alla propria sessualità e nemmeno alla loro voglia di maternità.
La cultura della qualità di vita è tipica dei nostri tempi: in oncologia oggi è molto più diffusa rispetto a qualche anno fa perché molte patologie si possono curare, le pazienti vivono più a lungo e l’attenzione alla qualità di vita è diventata pertanto un aspetto fondamentale del percorso terapeutico. Oggi disponiamo di numerose risorse che aiutano le pazienti a superare l’esperienza dalla malattia.
E questo rappresenta davvero una buona notizia.
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Fonte: Asca