Presto si potrebbe arrivare a nuove terapie per il diabete grazie al ruolo chiave di una proteina speciale nella genesi della malattia. La preziosa molecola si chiama RANKL ed è già nota agli studiosi in quanto determinante nei processi infiammatori tipici di malattie come l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica a tal punto che sono stati messi a punto da tempo dei farmaci per tali patologie che agiscono sulla stessa RANKL. E per il diabete?
Spieghiamo tutto un passo per volta. Sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine è stato appena pubblicato il risultato di uno studio approfondito nel quale si evidenzia il ruolo determinante di questa proteina anche per il diabete: la sua disattivazione in alcuni topolini di laboratorio ha dimostrato la possibilità di prevenire alcuni disturbi tipici della malattia. Il lavoro ha avuto un respiro internazionale ed ha coinvolto esperti di varie strutture. Il tutto è iniziato presso l’Ospedale di Brunico (Bolzano) e le Università di Innsbruck e Verona, dove è stato notato e confermato che le persone con alte quantità di RANKL nel sangue avevano una maggiore probabilità di ammalarsi di diabete. Da qui alcuni un gruppo di studiosi in Germania ha testato alcuni topolini di laboratorio, modificati geneticamente in due categorie, con alte e basse concentrazioni di proteina.
Sono così riusciti a dimostrare che RANKL è realmente coinvolta nel metabolismo del glucosio. Non solo: disattivando la proteina in alcuni topini diabetici sono riusciti a bloccare anche l’eccessiva produzione di glucosio a livello epatico e a stimolare una maggiore risposta all’insulina da parte del fegato. In particolare un team di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ha diminuito la concentrazione nel sangue di questa proteina anche in dei topi alimentati con una dieta predisponente la malattia metabolica, dimostrando la mancata insorgenza dei picchi d’insulina e di insulina –resistenza, primo step verso la comparsa del diabete vero e proprio. Dunque il dado è tratto? Basterà usare i farmaci già esistenti inibitori della RANKL? Non propriamente, come ha spiegato il professor Andrea Giaccari coordinatore dello studio presso la Cattolica di Roma:
“I farmaci esistenti che agiscono su queste proteine sono indicati esclusivamente alla cura delle malattie reumatiche. È molto probabile che questi medicinali, se testati per il diabete, si dimostrerebbero efficaci dal punto di vista della prevenzione della malattia metabolica, ma i loro effetti collaterali, al momento ne sconsigliano l’uso. Il vantaggio di questa ricerca è che ci si è molto avvicinati alla comprensione del legame infiammazione-diabete. Ed è dunque probabile che questa scoperta ci conduca direttamente allo sviluppo di farmaci specifici per la prevenzione del diabete e di tutte quelle condizioni di salute che comportano alti valori di insulina”.
La ricerca internazionale è stata portata avanti oltre che dalle strutture citate anche dai ricercatori dell’Università di Cambridge e della Harvard University di Boston.
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Fonte: Unicatt. Roma