Tra la sclerosi multipla e la CCSVI non esiste nessun rapporto causa-effetto. Il no definitivo alla correlazione alla base del metodo Zamboni è arrivato con la pubblicazione ufficiale dello studio internazionale dedicato COSMO sulla rivista di settore Multiple Sclerosis Journal.
A parlare sono i dati. Milleottocento persone, tra sani e malati sono stati sottoposti ad analisi a doppio ceco (quindi senza che operatore sanitario né lettore dei risultati sapessero a chi apparteneva l’esame che stavano valutando, N.d.R), i risultati sono stati studiati da tre esperti che non avevano correlazione con la ricerca e ben trentacinque centri italiani con circa 26 specialisti sono stati coinvolti nello studio dopo un vero e proprio periodo di addestramento per evitare errori o differenze di esecuzione negli eco color doppler necessari per l’analisi.
Lo studio Cosmo, finanziato dai pazienti attraverso la Fisma, la fondazione alla base dell’Aism, Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e condotto con rigoroso metodo scientifico, non lascia quindi spazio ad obiezioni, almeno secondo i due neurologi italiani che lo hanno condotto: Giancarlo Comi e Gianluigi Mancardi. L’insufficienza cerebrospinale venosa cronica non ha nessun legame con la sclerosi multipla e per verificare tutto ciò gli scienziati hanno composto un campione eterogeneo di persone sane, affette CCSVI e contestualmente da sclerosi ed altre malattie neuro-degenerative. Comparando i dati, è stato possibile evidenziare come nessuna correlazione fosse presente tra le due malattie che tanto hanno fatto parlare di loro proprio grazie al protocollo messo a punto dal ricercatore di Ferrara. Soprattutto perché le modificazioni correlate alla CCSVI sono state rivelate nel 3,26% delle persone affette da sclerosi multipla, ma anche nel 2,13% delle persone sane.
E’ importante sottolineare che COSMO non è l’unica ricerca in materia di correlazione tra sclerosi multipla ed insufficienza cerebrospinale venosa cronica: due precedenti studio condotti allo stesso modo oltreoceano, in Canada e Stati Uniti, avevano dato gli stessi risultati. Sono stati molti i malati che negli anni si sono fatti curare, talvolta spendendo molto e rischiando altrettanto dal punto di vista sanitario. Questa risposta, definitiva, di sicuro fa cadere una speranza di guarigione per molti, ma al contempo dà una risposta chiara in materia.
Fonte | Multiple Sclerosis Journal
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