Si parla molto di testamento biologico negli ultimi tempi. I casi Englaro-Welby sono stati un po’ la miccia di un dibattito bioetico che ha diviso e continua a dividere l’Italia in due. Ebbene, sul fronte dei favorevoli oggi si registra un’adesione non certo irrilevante, quella dei cardiologi italiani.
Secondo i dati esposti al 69esimo Congresso della Società Italiana di Cardiologia, raccolti dalla Sic con Datanalysis, sembrerebbe infatti che l’80% dei cardiologi sia d’accordo con la sospensione dei trattamenti cardiologici qualora il malato non avesse più alcuna chance di sopravvivenza. E sarebbero anche disposti ad interrompere personalmente le cure ad un malato terminale, a patto però che esista una legge sull’eutanasia, e in Italia siamo ancora ben lontani da una simile utopia.
Come principali affidatari del testamento biologico, i cardiologi indicano in primo luogo la famiglia, supportata, in secondo luogo, dalla figura legale del notaio.