Gli adulti non fumatori con un Indice di Massa Corporea (BMI) tra 20 e 24,9 hanno un rischio molto più basso di morte prematura rispetto ai soggetti in sovrappeso o obesi, così come le persone estremamente magre, hanno scritto i ricercatori sul New England Journal of Medicine. Se il BMI è compreso tra 25 e 29,9 si è in sovrappeso, mentre si è obesi oltre il 30 e gravemente obesi se over 35.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce quelle persone con un BMI compreso tra 18,5 e 24,9 entro i valori normali, anche se molti Paesi definiscono come l’ideale tra 20 e 24,9. Gli autori del nuovo studio hanno spiegato che la ricerca precedente era molto confusa e aveva prodotto risultati contrastanti, con alcune dimostrazioni solo lievi nell’associazione tra sovrappeso e mortalità, mentre altre hanno suggerito il contrario. Ma non vi era stato alcuno studio chiaro che esaminava l’associazione tra diversi livelli di obesità e rischi per la salute e la mortalità.
Gli scienziati del NCI (National Cancer Institute), così come altri centri di eccellenza provenienti da tutto il mondo, hanno per questo determinato quale potrebbe essere il legame tra i diversi livelli di BMI ed il rischio di morte. Il BMI (indice di massa corporea) è il peso in rapporto alla propria altezza:
Il peso in chilogrammi diviso per il quadrato dell’altezza (in metri).
Per esempio. Se sei alto 1 metro e 82 e pesi 80 chilogrammi:
1,82 metri = 3,24
80 ÷ 3,24 = 24,69
BMI = 24,69
E’ noto che le persone con obesità hanno un rischio maggiore di morte prematura per cancro, ictus e malattie cardiache. Secondo il NIH (National Institutes of Health), circa i due terzi degli adulti americani sono obesi o in sovrappeso, ma i numeri sull’incremento della popolazione obesa aumentano in tutto il mondo. I ricercatori hanno raccolto dati provenienti da 19 studi che hanno monitorato gli individui tra i 5 e i 28 anni, coinvolgendo 1,5 milioni di adulti bianchi. Hanno scoperto che:
- Le donne in sovrappeso hanno un rischio superiore del 13% di decesso durante il periodo di studio rispetto a quelle il cui BMI era compreso tra 22,5 e 24,9 (non-fumatrici in entrambi i gruppi). Il rischio è stato significativamente maggiore per le donne obese e gravemente obese;
- Gli adulti con un BMI 30-34,9 avevano un rischio del 44% più elevato di morte di quelli con un BMI 22,5-24,9;
- Il rischio di morte durante il periodo di studio è stato dell’88% più elevato in quelli con un BMI 35-39,9;
- C’era un rischio del 250% più elevato di morte per le persone con un BMI 40-49,9;
- C’era un rischio del 31% più elevato di morte per ogni 5 unità di incremento di BMI.
L’autore principale dello studio, Amy Berrington de Gonzalez, ha spiegato:
Combinando i dati su circa 1,5 milioni di partecipanti provenienti da 19 studi siamo stati in grado di valutare una vasta gamma di livelli di BMI ed altre caratteristiche che possono influenzare la relazione tra eccesso di peso e rischio di morte. Fumo e malattie pre-esistenti o altre malattie sono fortemente associate con il rischio di morte e con l’obesità. Un aspetto fondamentale dello studio è stata la nostra capacità di minimizzare l’impatto di questi fattori, escludendo quelle partecipanti dall’analisi.
Gli autori hanno scritto che i loro calcoli sono stati effettuati dopo aver preso in considerazione diversi fattori che possono influenzare la salute umana e tassi di mortalità, come i livelli di attività fisica, abitudine al fumo presente e passata, l’assunzione di alcool e livelli di istruzione. Il legame tra il rischio di morte prematura e BMI sopra il 25 esiste per tutte le età. L’elevato rischio di morte è più importante per chi ha meno di 50 anni.
Negli adulti bianchi, sovrappeso e obesità (e possibilmente sottopeso) sono associati ad un aumento della mortalità per tutte le cause. La mortalità è generalmente più bassa con un BMI di 20,0-24,9
hanno concluso gli autori. Dubbi rimangono sulla bontà del BMI come metro di giudizio in quanto non tiene conto della densità ossea e della distribuzione del peso (90 kg di un uomo muscoloso non sono uguali a 90 kg di un uomo grasso), ma resta comunque un importante punto di riferimento.
[Fonte: Medical News Today]