Dopo aver dato promettenti risultati nel corso delle analisi effettuate su cavie da laboratorio e in cellule di coltura, il DCA (dicloroacetato) promette di diventare un efficace farmaco anticancro. Questi i risultati di uno studio condotto da Evangelos Michelakis e Sebastian Bonnet, dell’University of Alberta in Canada, che lo hanno testato su animali affetti da cancro al cervello, al seno e al polmone rilevandone la capacità di far regredire le cellule tumorali senza aggredire i tessuti sani.
Ma lo studio non si è ancora concluso e il farmaco deve essere ancora testato sugli esseri umani. Eppure alcuni siti internet già ne proclamano l’efficacia addirittura effettuandone la vendita. A mettere in guardia da questa triste speculazione gli stessi ricercatori canadesi autori dello studio che avvertono della pericolosità della sostanza, che può causare anche la morte in casi particolarmente gravi di cancro, e accusano gli speculatori di approfittare della tragedia di chi è ammalato di tumore. A produrre il DCA, poi venduto su internet, la fabbrica californiana di insetticidi diretta da Jim Tassano, che dal canto suo si difende affermando di aver agito solo per dare una speranza agli ammalati di cancro.
Poichè il DCA non è riconosciuto e approvato dalla Food and Drugs Administration l’imprenditore californiano lo commercializza come preparato veterinario. I ricercatori temono che questo possa danneggiare la sperimentazione ufficiale perchè se qualcuno dei pazienti che lo ha già acquistato on line dovesse subire danni, l’agenzia governativa statunitense potrebbe decidere di metterlo al bando definitivamente. Intanto la sperimentazione del farmaco sugli esseri umani procede più velocemente possibile. Gli studiosi ritengono che il DCA sia efficace poichè in grado di ripristinare la funzionalità dei mitocondri: organelli presenti nelle cellule che, in condizioni normali, sono in grado di determinarne la morte e la conclusione del ciclo vitale. I mitocondri risultano disattivati nelle cellule cancerose, anomalia che permette loro di replicarsi e diffondersi nell’organismo.