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La scelta del partner? Questione di Dna

Pensare che una storia d’amore possa scattare per compatibilità di carattere, per una questione estetica o per mille motivi romantici, è una questione che la scienza relega alla letteratura e all’arte. Ciò su cui invece gli scienziati moderni si basano sono i dati concreti, e non c’è nulla di più concreto al mondo del Dna.

La classica “scintilla” forse non è un’invenzione dei poeti, ma è un evento che accade realmente, e che è spiegabile dalla nostra biologia. La responsabilità della scelta del partner, afferma una ricerca brasiliana, sta tutta nel cosiddetto “complesso maggiore di istocompatibilità“, meglio conosciuto come Mhc. Si tratterebbe in breve di una parte del nostro sistema immunitario che “annuserebbe” l’Mhc delle persone che abbiamo di fronte e, indipendentemente dalle scelte del nostro cervello, già scarterebbe a priori coloro che hanno questo valore compatibile con il nostro. In breve, mette in pratica il principio che gli opposti si attraggono.

A spiegare la ricerca è stata Maria de Graca Bicalho, responsabile del Laboratorio di immunogenetica dell’Università di Parana. Durante la conferenza annuale dell’European Society of Human Genetics in corso a Vienna in questi giorni, la dottoressa ha spiegato che questo stratagemma è dovuto alla nostra evoluzione sin dai tempi delle caverne. Per spiegarlo meglio è stata fatta un’osservazione su oltre 200 coppie, alcune delle quali erano vere, altre false, tra persone prese a caso.

Rilevando il loro Mhc, gli scienziati si sono accorti che la compatibilità tra le coppie vere era bassissima, rispetto alla maggiore compatibilità delle coppie false. Questo significa che il loro sistema immunitario ha scelto per loro il partner con cui procreare. E’ un meccanismo biologico, dicevamo, perché è risaputo che ad esempio far nascere figli tra consanguinei, o comunque tra chi ha il complesso molto simile, comporta il rischio di malformazioni e di generare persone non sane. L’Mhc serve invece proprio a questo, a cercare una persona non somigliante a noi stessi e a renderla ideale per la procreazione.

L’Mhc si manifesta in due forme principali. La prima, come gli scienziati sospettano da tempo, è l’odore. Si tratta di delle esalazioni che non c’entrano con il sudore o il profumo che ci si è spruzzati addosso. Si tratta più che altro di un odore che noi, coscientemente, non percepiamo. La seconda è la forma del viso. Secondo i ricercatori la struttura del volto, di solito sempre diversa tra partner, potrebbe avere un ruolo fondamentale, ma questo ancora gli studi sono lontani dall’accertarlo.

[Fonte: Corriere della Sera]