Tumore al seno, ricostruire la mammella grazie ad un autotrapianto dopo l’asportazione delle cellule cancerose. Una tecnica, quella del trapianto con tessuti autologhi, già utilizzata da qualche tempo ma poco diffusa.
Utilizzando del tessuto prelevato dal basso addome è infatti possibile ottenere dei risultati più naturali con i quali la paziente è in grado di sentirsi a proprio agio in maniera sicura e veloce senza bisogno dell’inserzione di protesi.
Tra gli ospedali da tempo avvezzi a questo tipo di operazione di ricostruzione anche l’Ospedale Sant’Andrea di Roma. L’equipe del prof. Fabio Santanelli, titolare della cattedra di chirurgia plastica della II facoltà di Medicina e psicologia dell’Università La Sapienza, ha infatti già eseguito ben 250 interventi di questo tipo, conquistando il primato come team chirurgico con maggiore esperienza della tecnica in questione, conosciuta come “ricostruzione con lembo diep”.
Come spiega lo stesso professore:
Dall’avvio della Breast unit all’ospedale S. Andrea di Roma nel marzo 2004 abbiamo avuto una costante crescita di richieste di questo intervento, completando già dal secondo anno la disponibilità data dall’ospedale di un intervento a settimana.
In parole povere si tratta di una addominoplastica che rende possibile l’attuazione di una mastoplastica additiva con tessuti autologhi: un lembo di cute e grasso dell’addome vengono presi e trasferiti sul petto. Si tratta di uno di quegli interventi definiti golden standard, (dorati, preziosi) che danno possibilità alla donna sottoposta ad una mastectomia di riavere una mammella il più possibile naturale per consistenza, comportamento e calore. Continua Santanelli:
Addirittura il seno così ricostruito ingrassa e dimagrisce con il resto del corpo della signora, e affronta i normali processi dovuti al trascorrere del tempo, senza quindi evidenziare una marcata differenza con l’altro seno.
Un’operazione di questo genere è in grado di aiutare la paziente ad accettare con più facilità la mastectomia subita, soprattutto perché è possibile effettuarla contemporaneamente a quella di asportazione del tumore.
Così la paziente entra ed esce dalla sala operatoria comunque con entrambi i seni, con l’effetto di alleviare notevolmente la sensazione di perdita dovuta a una mastectomia. Evitando lo stress di vedersi per mesi senza seno, in attesa del tempo necessario per poi inserire una protesi.
Per chi è interessato a saperne di più se ne parlerà il prossimo 13 gennaio presso il ministero della Salute, dove verrà presentato anche il workshop internazionale di ricostruzione al seno.
Articoli correlati:
Un nuovo seno senza cicatrici grazie alla T.u.b.a.
Tumore al seno, staminali adipose per la ricostruzione
Tumore al seno: la soia protegge