La psoriasi è una malattia dermatologica autoimmune che interessa almeno due milioni di persone nel nostro paese. Affinché ogni paziente possa essere curato adeguatamente l’Istituto superiore di Sanità ha varato delle nuove linee guida.
Esse saranno valide fino al 2016 e sono state elaborate da un gruppo di lavoro molto ampio formato da tutte le figure professionali (dagli esperti, ai pazienti fino ad arrivare agli infermieri, N.d.R.) che sono coinvolte in questa malattia e negli approcci terapeutici per curarla. Dobbiamo ricordare che la psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle di tipo recidivante e cronico che di solito, nella sua forma più diffusa, si manifesta sul corpo della persona colpita con chiazze arrossate rivestite da squame biancastre facilmente sfaldabili.
Nel corso degli anni, a causa della stessa possono presentarsi altre patologie strettamente correlate, come l’artrite psoriasica, malattie metaboliche e cardiovascolari ed ovviamente, anche negli stadi iniziali della malattia, dei disagi psicologici derivanti dall’aspetto della psoriasi che in alcuni casi possono pregiudicare i rapporti interpersonali. Per questo motivo sono state create delle linee guida multidisciplinari in grado di gestire i diversi aspetti della malattia: un mezzo semplice ed efficace per mettere immediatamente in pratica ciò che si apprende ogni giorno grazie alla ricerca. Non dobbiamo infatti dimenticare che grazie alla stessa sono stati fatti numerosi passi in avanti nella comprensione dei meccanismi alla base della patologia e sono nati nuovi farmaci, che devono però essere applicate in maniera adeguata per funzionare.
Ecco quindi cosa ci suggeriscono le linee guida dell’ISS: se si sospetta di essere affetti da psoriasi, la prima cosa da fare è rivolgersi ad un dermatologo. Prima avviene la diagnosi, maggiori saranno le possibilità di evitare sgradevoli conseguenze. Anche perché quasi tutte le manifestazioni di psoriasi sono approcciabili, sia con pomate ad uso topico nei casi lievi o moderati, o con dei farmaci sistemici per i casi più gravi.
Photo Credit | Thinkstock