I farmaci antipsicotici assunti dalle donne durante la gravidanza sono pericolosi per la salute dei bambini. Non è una scoperta vera e propria, ma una delle poche conferme scientifiche che, a differenza di quanto si possa pensare, ci sono su questo argomento. A mettere a punto una serie di dati precisi, uno studio osservazionale realizzato da ricercatori della Monash Centre Alfred Psychiatry Research ( MAPrc ) e della Monash University (Australia) e pubblicato sulla rivista PLos One.
Il lavoro ha preso il via nel 2005, alla nascita del Registro Nazionale sui farmaci antipsicotici in gravidanza ( NRAMP ), unico al mondo, proprio perché al tempo era emersa una quasi totale assenza di dati in materia. Così per 7 anni donne incinte che assumevano antipsicotici sono state reclutate in Australia attraverso reti cliniche in ogni stato e territorio: 147 in tutto, intervistate ogni sei settimane durante la gestazione e poi seguite fino al compimento del primo anno del bimbo.
L’analisi ha riguardato sia l’utilizzo di dosi massicce di antipsicotici che l’uso di stabilizzatori dell’umore. La maggior parte dei bambini sono nati sani, ma hanno avuto (nel 43% dei casi-percentuale altissima) necessità di cure post natali nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale o comunque in Special Care Nursery.
Non solo: il 18 per cento sono nati prematuramente, il 37 per cento ha mostrato segni di distress respiratorio e 15 per cento i sintomi di astinenza.
Il professor Jayashri Kulkarni , direttore del MAPrc e primo firmatario dello studio ha spiegato come questi dati evidenzino la necessità di linee guida sanitarie più chiare in caso di assunzione di farmaci antipsicotici durante la gravidanza .
“C’è stata poca ricerca in questo ambito, ovvero sull’influenza che questi medicinali hanno sui neonati. La mancanza di dati ha reso molto difficile per i medici dire qualcosa di definitivo su quanto sia sicuro per i bambini”.
Già un paio di anni fa anche la FDA e l’EMA avevano riconosciuto gli stessi pericoli, dando indicazioni affinché queste problematiche fossero inserite nei foglietti illustrativi dei medicinali, seppur in assenza di dati certi, ovvero in forma precauzionale.
Ancora una conferma quindi, che potrà essere d’ausilio nelle scelte terapeutiche. I farmaci antipsicotici sono attualmente utilizzati per il trattamento di una vasta gamma di disturbi psichiatrici, tra cui ansia e depressione (anche pre partuo, più frequente di quella post-partum), ma soprattutto la schizofrenia, la depressione maggiore e disturbo bipolare: non curare queste tre patologie gravi in caso di gravidanza risulta essere molto pericoloso sia per la mamma che per il feto e bambino dopo la nascita.
Kulkarni ha aggiunto:
“Grazie ai nuovi farmaci molte donne con un disturbi psichiatrici ben controllati sono in grado di contemplare la possibilità di avere bambini, ma ci sono sempre state preoccupazioni circa l’effetto del trattamento sulla loro prole. Gli effetti potenzialmente nocivi di prendere un farmaco antipsicotico in gravidanza devono essere bilanciati contro il danno conseguente al non trattamento della malattia psicotica. La buona notizia è che ora sappiamo non ci sono chiare associazioni con specifiche anomalie congenite e questi farmaci (ndr: fino a poco tempo fa si pensava anche al rischio di gravi malformazioni); Tuttavia i medici dovrebbero essere particolarmente consapevoli dei problemi neonatali come il distress respiratorio, quindi è fondamentale programmare il parto delle pazienti in strutture che abbiano reparti di terapia intensiva neonatale”.
Fonte: Monash.Edu
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