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L’ Hpv spaventa anche gli uomini

Una clinica di Londra, la Freedom health Clinic, nota per la sua attenzione verso la salute della numerosa comunità gay della capitale britannica, non riesce più a star dietro alle richieste di vaccinazione contro il virus dell’ HPV da quando, ai primi di gennaio, ha deciso di offrire un servizio ad hoc per la popolazione maschile.

«Abbiamo avviato questa iniziativa perché il tasso di carcinomi anali negli uomini (e anche nelle donne) che praticano sesso anale è uguale a quello dei carcinomi della cervice, ovvero circa 36 casi su 100mila», spiega Sean Cominings, responsabile del Servizio malattie a trasmissione sessuale dell’ospedale londinese. La vaccinazione è a totale carico dei pazienti, per un costo stimato di circa 650 euro, in quanto il Servizio sanitario britannico non la considera ancora scientificamente validata.

Mancano infatti studi ad hoc e persino i dati epidemiologici sulla prevalenza dell’infezione nei gay sono di scarsa qualità. «L’Hpv induce, negli uomini, anche carcinomi del pene, con una frequenza molto minore di quelli anali per la diversa ricettività dell’epidermide all’azione del virus», continua Comming.


E’ infatti dimostrato che il virus,per esplicare appieno il suo potere oncogeno, agisce su aree di metaplasia della mucosa. La cute del pene, invece, è molto meno sensibile all’azione di eventuali fenomeni infiammatori e quindi offre un substrato meno fertile allo sviluppo dei tumori».

Quel che è certo è che le conoscenze sulla diffusione dell’infezione tra uomini in generale sono meno precise di quelle disponibili per le donne, e ciò influenza anche la possibilità di prendere decisioni sensate in merito a un’eventuale campagna vaccinale “al maschile”. Il cancro dell’ano è positivo per l’ HPV nel 90% dei casi nelle donne, nel 58% dei casi in maschi eterosessuali e nel 100% dei casi in maschi omosessuali, spiega Jeffrey M. Partridge, epidemiologo dell’Università di Washington, a Seattle, autore di una revisione sul problema dell’Hpv nei maschi recentemente pubblicata da Lancet Infectious Diseases.

«Pur non essendo di gran qualità, alcuni studi dimostrano che nella popolazione universitaria americana la prevalenza dell’infezione è simile tra maschi e femmine, ovvero pari a circa uno studente su quattro. Alla luce di questa realtà, e considerando che i maschi costituiscono un bacino di contagio anche per le compagne, l’American Cancer Society, nelle linee guida sulla vaccinazione anti-Hpv pubblicate di recente, ha preso in esame l’ipotesi di estendere la copertura anche agli uomini.

«Mancano però le prove di efficacia della vaccinazione sui maschi: solo il vaccino della Merck è stato testato su un gruppo di ragazzini dai 9 ai 15 anni e i risultati dello studio saranno disponibili nel corso di quest’anno», continua Partridge. Se l’efficacia della misura profilattica verrà confermata, secondo l’Acs si potrà considerare l’eventualità di una estensione ai maschi con un triplice obiettivo: prevenzione dei condilomi, riduzione dei carcinomi del pene, dell’ano e della testa e collo (anch’essi correlati all’Hpv in due casi su 10).

I modelli matematici dimostrerebbero, invece, che l’estensione della vaccinazione agli uomini apporterebbe un beneficio molto ridotto alla popolazione femminile nei Paesi che, come l’Italia, prevedono una buona copertura delle donne, mentre potrebbe essere utile in Paesi che si affideranno solo alla vaccinazione volontaria. «Vi sono altre misure che possono aiutare a contenere il contagio, come la circoncisione maschile», conclude Partridge. «Nei Paesi dove viene praticata fin dall’infanzia, come in Israele, il tasso di carcinomi del pene è quasi zero e quello dei carcinomi della cervice è molto inferiore a quello riscontrato in altri Paesi».