La pillola dei cinque giorni dopo da martedì nelle farmacie italiane. EllaOne, questo il nome con il quale l’ulipristal acetato verrà commercializzato, è un contraccettivo di emergenza assumibile ed efficace fino a centoventi ore dal presunto concepimento avvenuto nel corso del rapporto sessuale non protetto. L’annuncio prima e l’approvazione poi di questo farmaco hanno suscitato molte polemiche in Italia.
Non dimentichiamo, infatti, che nel nostro paese tra chiusure ed obiezioni di coscienza, talvolta è difficile anche farsi prescrivere ed assumere la pillola del giorno dopo. L’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha dato il via libera alla commercializzazione di questo principio attivo lo scorso novembre.
Inserita tra i medicinali di fascia C e quindi a totale carico del cittadino per i suoi trentacinque euro di costo, EllaOne potrà essere prescritta dal medico solo se sarà accertata l’assenza di una gravidanza. Un controsenso: che bisogno c’è della pillola dei cinque giorni dopo se si ha la certezza della non sussistenza di gravidanza? E soprattutto: come sarà possibile per le donne riuscire a sottoporsi a esami esplicativi delle proprie condizioni entro le 120 ore necessarie per ingerire la pillola (esame del sangue)? Da ricordare: la pillola dei cinque giorni dopo non è un farmaco abortivo.
Nel resto d’Europa questo farmaco è commercializzato dal 2009, a costi inferiori e senza bisogno di prescrizione medica. A tal punto che chi volesse, potrebbe comprarla in rete tramite le strutture preposte francesi o inglesi. Con tutti i problemi che l’acquisto di farmaci on line può comportare. Appare quindi evidente l’importanza che l’inizio della commercializzazione di questo farmaco assume in un contesto come quello della sanità italiana.
Esplicativo della situazione il commento di Nicola Surico, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo):
Io credo che soprattutto le giovanissime continueranno a rivolgersi al web per bypassare la ricetta e il test di gravidanza. È chiaro che occorre prendere le distanze dalla vendita di farmaci online, perché non si può avere la sicurezza né del contenuto né della provenienza dei prodotti acquistati sulla Rete. Ma la Sigo ha contestato subito la scelta di autorizzare la pillola dei 5 giorni dopo con l’obbligo del test di gravidanza tramite analisi del sangue, un esame impegnativo che, unito all’obbligo di ricetta, spingerà molte donne a procurarsi il medicinale sul web per saltare questi due passaggi. La nostra critica non è stata recepita.
Voi cosa ne pensate: è giusta la formula di commercializzazione scelta dall’Agenzia del farmaco?
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