Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad immagini strazianti dei terremoti a L’Aquila, ad Haiti ed ora in Giappone, ma ogni tanto qualcuno riesce a sottrarsi dalla terribile conta delle vittime, ed anche a distanza di giorni viene tirato fuori dalle macerie, provato ma vivo. Ma quanto si può sopravvivere sotto le macerie?
Un devastante terremoto di magnitudo 9.0, come quello che ha scosso il Giappone, è in grado di uccidere migliaia di persone. Per fortuna le strutture antisismiche sono presenti ovunque nel Paese, altrimenti i decessi sarebbero stati molti di più. Per una persona giovane e sana che si ritrova sotto le macerie ben idratata e ben nutrita, le probabilità di sopravvivere possono tranquillamente raggiungere i circa quattro giorni. Ma il periodo di tempo scende notevolmente in condizioni diverse.
Ad esempio una persona ferita, in particolare se ha perso molto sangue, ha una probabilità molto minore di sopravvivere per più di 24 ore. In realtà, anche se qualcuno non è ferito, gli esperti concordano sul fatto che le possibilità di sopravvivenza cominciano a calare vertiginosamente passate le 48 ore.
Ma che cosa succede al corpo senza cibo e acqua per un lungo periodo? La mancanza di cibo incide molto meno rispetto alla mancanza di acqua. Il corpo può recuperare le riserve di grasso e, infine, le proteine dai muscoli, ma non può attingere l’acqua da qualcosa di diverso delle fonti esterne.
I reni sono gli organi più colpiti dalla mancanza di acqua. La loro funzione principale è quella di mantenere il volume e la concentrazione dell’acqua corporea. Senza acqua, il corpo si disidrata a poco a poco perché non c’è sostituzione dei liquidi persi attraverso la sudorazione, la respirazione, le urine e l’assorbimento nell’intestino.
Con l’aumento della disidratazione, il sangue diventa più spesso, provoca ritenzione idrica da parte dei reni, i quali finiscono con il concentrare l’urina che producono. Questo fa sì che la pressione sanguigna diminuisca, con conseguente minore quantità di sangue che passa attraverso i reni. Alla fine non viene prodotta più urina. Una volta che questo avviene, la persona è in pericolo di insufficienza renale.
Con l’aumento della disidratazione, aumenta la sete e la stanchezza. Alla fine, quando i reni hanno smesso di produrre l’urina, la persona può diventare confusa e persino entrare in coma quando i reni iniziano a collassare. Ovviamente, in una situazione traumatica, come un terremoto, molti altri fattori possono complicare questo processo. Lo shock porta alla diminuzione della pressione arteriosa, che accelera l’inevitabile corso dell’insufficienza renale. Altre lesioni possono causare la perdita di sangue abbassando ulteriormente la pressione sanguigna. Le ferite al torace possono portare a difficoltà respiratorie.
Alcune persone muoiono perché sono intrappolate sotto le macerie in un piccolo spazio con quantità limitate di aria. Il corpo umano è molto vulnerabile ma anche straordinariamente resistente, ed i miracoli accadono: Ismael Cimen, un bimbo turco di quattro anni, è stato salvato dopo aver trascorso 140 ore (quasi 6 giorni) sotto le macerie nel terremoto del 1999, segno che la speranza è sempre l’ultima a morire.
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[Fonte: Health24]