Se vostro figlio dopo una piccola corsa o la normale attività fisica comincia a tossire o respirare a fatica, potrebbe soffrire di asma da sforzo. E’ abbastanza frequente: colpisce l’ 80 % dei bambini allergici e non deve preoccupare più di tanto.
A patto però di fare una rapida ed accurata diagnosi e seguire poi l’eventuale terapia. Il vostro pediatra in questo caso vi suggerirà di eseguire una broncostimolazione con l’esercizio fisico. E’ un test che si fa in ambiente protetto, in genere in un ambulatorio di medicina dello sport.
Nelle 24 ore precedenti sarà opportuno sospendere qualunque farmaco il bambino stia prendendo per l’asma o l’allergia. In primo luogo il medico, attraverso una semplice visita escluderà la presenza di un broncospasmo in atto. Per sicurezza, in attesa del turno fuori dall’ambulatorio, tenete vostro figlio tranquillo.
Si procederà poi con la spirometria di base per valutare la capacità respiratora del piccolo paziente. A quel punto si eseguirà la broncostimolazione, attraverso la corsa su un tappeto mobile (come quelli della palestra), monitorando la frequenza cardiaca e raggiungendo i 170-180 battiti al minuto per 6 minuti. Dopo la pausa si eseguiranno altre spirometrie a distanza di 5, 10, 15 minuti.
Se il parametro FEV 1 (misura quanta aria è emessa nel primo secondo di un’ espirazione forzata, cioè un soffio prolungato) si riduce del 15% rispetto a quello registrato prima dello sforzo, il test è positivo per asma da sforzo. Un errore a questo punto andrà evitato: privare vostro figlio della possibilità di fare attività sportiva.
Deve essere parte integrante della vita quotidiana dei nostri bambini, che sappiamo essere già troppo sedentari. Attraverso la cura farmacologica che gli specialisti vi consiglieranno, sarà possibile tenere il disturbo sotto controllo. E ancora: il nuoto anche in questo caso è perfetto, ma fate scegliere lo sport ai vostri figli. Dovrà essere vissuto come un momento ludico, di socializzazione e non come un’ imposizione genitoriale!