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Per il dolore cronico poche le strutture specializzate

 Il dolore cronico è una malattia che in diverse forme ed attraverso una serie quasi infinita di patologie colpisce un numero davvero alto di italiani. Purtroppo però rispetto alle persone colpite, le strutture specializzate adibite alla sua terapia sul territorio sono davvero poche. Secondo l’Istat almeno il 20% degli italiani soffre di questa condizione, ma nella maggior parte dei casi rimane in silenzio rassegnato ad una ricerca di pace senza esiti.

Gli ospedali specializzati scarseggiano e con essi anche i medici preparati ad affrontare questa patologia e l’impatto che ha nella vita di tutti i giorni. E questo nonostante vi sia una legge ben precisa, la n.38 del 2010, che mette nero su bianco il diritto del malato a ricevere un’adeguata terapia per il controllo della sensazione dolorosa in tutte le sue forme. Ad evidenziare la gravità della situazione del nostro paese ci ha pensato l’Associazione italiana per la cura della malattia dolore, “No pain”, attraverso un’indagine dedicata e pubblicata ieri, in occasione della Giornata Nazionale del Sollievo promossa dal Ministero della Salute, Conferenza delle Regioni e Fondazione nazionale Gigi Ghirotti.

Un vero e proprio libro bianco dal titolo “Dolore cronico, dolore inutile. Strutture di terapia del dolore in Italia”, curato da Paolo Notaro, presidente dell’Associazione e responsabile della struttura di Terapia del dolore dell’Azienda Ospedaliera Niguarda-Ca’ Granda di Milano, consultabile online sul sito dell’ente benefico.

Ha commentato in tal senso il dott. Notaro:

Dopo l’indagine pubblicata nel 2009 e a distanza di due anni dalla legge abbiamo sentito l’esigenza di effettuato un nuovo monitoraggio dei Centri di terapia del dolore.

Piccola premessa: dall’indagine sono stati esclusi i 35 ospedali che trattano solamente le sindromi dolorose di origine tumorale. Al suo interno, al contrario, 161 strutture pubbliche e 29 convenzionate con il sistema sanitario nazionale. Sebbene ad un primo sguardo il numero dei luoghi di terapia sembri aumentato, la crescita effettiva vi è stata solo nel numero di quelli di primo livello, ovvero ambulatori aperti per qualche ora a settimana, con poco personale e non abilitati a ricoveri o day hospital.

Sono molto poche le strutture che offrono assistenza più completa: rispettivamente quarantadue di livello intermedio e cinquantadue di livello avanzato. Solo quarantatré quelle che si occupano di dolore pediatrico. Senza contare la confusione che regna nella denominazione dei centri, creando confusione con quelli che si occupano solamente di cure palliative (come gli hospice, N.d.R.) riuscendo solamente nell’intento di confondere il malato di dolore cronico che ha bisogno di terapie per il dolore e non di un accompagnamento non doloroso verso la morte oncologica.

Uno dei mezzi per combattere questo problema? Una maggiore informazione.

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