E’ morta la donna che ha subito il primo trapianto di viso al mondo. E’ da chiamare in causa un eventuale rigetto? I medici hanno parlato di una lunga malattia. Ma è stato possibile ricostruire il calvario di Isabelle Dinoire negli ultimi tempi. E forse la sua più grande operazione può essere stato uno dei fattori scatenanti.
Prima di rendere pubblica la notizia della sua morte i medici dell’Amiens Hospital che la avevano operata nel 2005 hanno atteso di avere il via libera della famiglia. Isabelle è morta a 49 anni e secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa, nonostante il silenzio ufficiale protratto della struttura ospedaliera, la donna sarebbe morta a causa delle complicanze dell’ultima operazione alla quale si è sottoposta. Ella infatti, secondo la testata francese Le Figaro avrebbe sperimentato una crisi di rigetto lo scorso inverno ed avrebbe perso parte dell’uso delle labbra. Per combattere il problem si sarebbe sottoposta ad alcuni trattamenti antirigetto che l’avrebbero condotta allo sviluppo di due forme di tumore. Da qui l’operazione ed il decesso per le conseguenze della stessa.
Quello che è accaduto alla donna di certo apre la strada ad alcune domande che appare impossibile non porsi: si tratta di percorso che prima o poi dovranno trovare ad affrontare anche gli altri trapiantati di viso in giro per il mondo? Nel 2005 l’intervento della donna fu molto dibattuto anche per questioni di tipo etico: negli anni a seguire, ad ogni modo, questa operazione pionieristica è divenuta la base sulla quale sono state costruite le attuali procedure.
L’uso di farmaci antirigetto porta ovviamente le difese immunitarie del corpo umano a calare sensibilmente, rendendolo più vulnerabile alle infezioni ed allo sviluppo di malattie più gravi. Quel che è certo è che la donna, la prima ad aver subito una simile operazione, circa 10 anni dopo l’intervento ha subito una complicazione imprevista. Questa poi, attraverso un percorso di problemi che si possono solamente intuire, sembra aver portato al decesso della stessa. Bisognerà trarre da questa esperienza i giusti “insegnamenti” per evitare che accadano simili problematiche in futuro.
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