Fino a pochi anni fa se si perdeva una mano o le dita, si rimaneva monchi per sempre. Negli ultimi anni però la tecnica si è evoluta, e prima è stato possibile impiantare una mano bionica, ed ora anche qualcosa di più complicato: le dita. Ma attenzione, non si tratta di dita metalliche fredde come quelle di Robocop. Le nuove protesi sviluppate in Gran Bretagna sono capaci di afferrare oggetti, sfiorarli, digitare su una tastiera o un pianoforte, e addirittura avere la percezione del tatto, quasi come delle dita normali.
Ma c’è di più. Alcune protesi sono state anche rese ulteriormente più “umane” impiantando della pelle vera sulle dita, in maniera tale da far sembrare l’arto al 100% naturale. Le dita bioniche si chiamano ProDigits, sviluppate da Touch Bionics, azienda di Livingston, e seguono il principio della ricerca italiana che ha portato alla nascita della prima mano bionica, progettata dall’Università Campus Biomedico e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, una mano che non è una protesi “morta”, ma viene controllata dal cervello.
La scienza ha fatto passi da gigante in questo campo da quando ci si è resi conto del gran numero di persone che perdono un arto, e di quanto può limitare anche la perdita di uno o due dita. Le stime parlano di 52 mila persone che hanno subìto un’amputazione nella sola Europa ad oggi, e di 1,2 milioni nel mondo. La perdita di due dita, a seconda delle dita perse, può limitare dal 20 al 40% i movimenti di una mano, peggiorando la qualità della vita del paziente.
I primi test sono molto incoraggianti. L’operazione completa ha un costo che va dalle 35 alle 45 mila sterline (38-49 mila euro) a seconda se si vuol impiantata anche la pelle o no, ma siccome siamo ancora nella fase sperimentale, alle persone che si sono sottoposte all’intervento non è stato chiesto un centesimo. Tra di esse c’è anche un’ex pianista, la spagnola Maria Antonia Iglesias, alla quale 6 anni fa era stata amputata una mano e le dita dell’altra per un’infezione. Ora ha ripreso l’uso delle mani e ha cominciato addirittura a sperimentare nuovamente il pianoforte.
[Fonte: Ansa]