A Cancun in Messico i vertici dei Paesi di tutto il mondo dibatteranno fino al 10 dicembre prossimo delle soluzioni per porre un freno ai cambiamenti climatici, decurtando le emissioni di CO2, arrestando la deforestazione e concertando una gestione sostenibile delle risorse.
Disastri ambientali, alluvioni, eventi meteo sempre più violenti sono, per il parere di molti scienziati, solo un lato delle catastrofiche conseguenze del riscaldamento globale. In gioco ci sono anche preoccupazioni di carattere sanitario. Oltre che le già di per sé ingenti perdite umane dovute ad allagamenti, siccità, desertificazione, fame, condizioni igieniche precarie causate dalla carenza di acqua, e che provocano il proliferare di numerose malattie e una pessima qualità della vita, basti pensare alle patologie correlate alla denutrizione e alle epidemie di colera, l’innalzamento delle temperature crea un terreno favorevole agli agenti patogeni.
In previsione della conferenza ONU sui cambiamenti climatici, il Climate and Health Council, che rappresenta un network internazionale di professionisti del settore medico, ha pubblicato sulla rivista Lancet un rapporto che insiste sull’importanza di un pianeta sano per abitanti sani. L’obiettivo dell’organizzazione è di sostenere i “benefici per la salute di stili di vita più sostenibili e l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico”, e il suo messaggio è semplice: “Quello che fa bene alla Terra fa bene anche alla salute.”
Gli inquinanti ad effetto serra crescono quanto più si fa affidamento sulle auto per il trasporto, il che a sua volta comporta uno stile di vita sedentario, correlato a obesità, malattie cardiache, cancro, diabete, ictus e depressione. A sostenerlo è un membro del Consiglio, Ian Roberts, professore di epidemiologia e salute pubblica alla London School of Hygiene and Tropical Medicine.
I Paesi che utilizzano più energia proveniente dai combustibili fossili sono anche quelli con i più alti indici di massa corporea, dato che il più elevato ricorso a viaggiare in auto è associato a una minore attività fisica, Roberts ne parla nel suo libro Energy Glut: Climate Change and The Politics of Fatness (Zed Books, 2010). Ad esempio, i livelli di obesità nei bambini cinesi sono aumentati di 28 volte dal 1985 al 2000 quando le auto sono diventate più popolari nel Paese.
Le misure che mirano a combattere il riscaldamento globale potrebbero anche migliorare la salute. Ad esempio, limitando la produzione di bestiame si farebbero diminuire la deforestazione e le emissioni di metano, gas a effetto serra, da bovini e ci sarebbero più piantagioni di cereali per le persone affamate di tutto il mondo. Diminuire i prodotti animali nella dieta potrebbe, a sua volta, tagliare i tassi di malattie cardiache e alcuni tipi di cancro.
Aumentare l’efficienza delle cucine per uso domestico (che rilasciano l’inquinamento dannoso) in India potrebbe diminuire le infezioni respiratorie e le malattie polmonari. E agire contro i cambiamenti climatici potrebbe prevenire le malattie trasmesse da agenti patogeni, come la malaria, che prosperano a temperature più elevate.
Ulteriori approfondimenti su sviluppi ed esiti della conferenza di Cancun su Ecologiae.
[Fonte: Livescience]