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Cosa fanno e come la pensano gli esperti a proposito dell’influenza suina alla vigilia del picco del contagio

Mentre la pandemia suina continua a contagiare il mondo, che cosa pensano i funzionari della sanità pubblica, epidemiologi e ricercatori che accadrà nei prossimi mesi? New Scientist ha posto questa domanda a 60 di essi, ed ha scoperto che la metà di essi è abbastanza preoccupata circa la possibilità di una virulenta epidemia di influenza suina, e sulle sue precauzioni, come l’acquisizione di una fornitura di Tamiflu per le loro famiglie. Sebbene per la maggior parte non sembrano preoccupati di una mutazione più pericolosa del virus, la preoccupazione che le infrastrutture ospedaliere non possano reggere l’impatto è forte.

L’influenza A H1N1 ha colpito 168 Paesi in tutti i continenti, contagiando più di 160.000 persone confermate, mentre la cifra reale potrebbe essere ben 10 volte superiore. Nessuno può dire con certezza che cosa succederà nei prossimi mesi. Nel 1918 il virus mutato è diventato più pericoloso nel tempo. La settimana scorsa, quando i decessi dovuti all’influenza si sono raddoppiati in Argentina, è ripreso a serpeggiare il timore di una mutazione, ma la sequenza genetica ha dimostrato che ciò ancora non era accaduto.

Anche se non è ancora possibile prevedere come il virus possa evolversi, i ricercatori hanno preso provvedimenti personali come tutti gli altri. La maggior parte degli intervistati non esclude che il virus possa diventare più virulento: due terzi hanno dichiarato che ciò è “possibile”, mentre solo un terzo ha ritenuto che sia “probabile”, mentre praticamente nessuno crede che rimarrà uguale ad oggi.

Controcorrente va Laurence Tiley, un virologo molecolare presso l’Università di Cambridge, il quale afferma che non vi è alcun motivo per cui il virus diventi molto più virulento. Ci sono state troppo poche pandemie per rendere concrete le previsioni.

Circa il 30% degli intervistati ritiene che vi sia un 50% di possibilità di una maggiore virulenza, anche se, spiega John Oxford, docente dall’istituto di biologia molecolare di Londra, la sensibilità delle persone di oggi non è come quella del 1918 ed il virus farebbe molto meno danni di allora. Il sistema immunitario delle persone di oggi ha già incontrato il virus di una simile influenza stagionale, e questo potrebbe dare loro una certa protezione contro i virus di tipo H1N1.

Io non prevedo uno scenario tipo 1918, e sono felice che anche molti altri esperti la pensino così.

Ha concluso Oxford. In Belgio alcuni esperti hanno chiesto un controllo sistematico di sorveglianza del virus, per raccogliere le eventuali modifiche del suo comportamento perché non si fidano tanto del vaccino. Una grande preoccupazione c’è per l’eventuale comparsa di un virus ibrido, che combina l’alta trasmissibilità dell’H1N1 con la virulenza del virus H5N1, noto come virus dell’influenza aviaria, che ha un tasso di mortalità del 30%. Ci sono dubbi anche sulle capacità delle infrastrutture sanitarie di far fronte alla pandemia dei prossimi mesi. Oltre la metà degli intervistati ha risposto che sono “molto” o “estremamente preoccupati” che i loro servizi sanitari locali non siano in grado di far fronte ad una tale virulenta ondata di influenza suina.

La metà di loro inoltre ha ammesso di non aver preso provvedimenti. I motivi sono stati diversi, e vanno dalla poca probabilità che l’influenza diventi virulenta, alla facilità di accedere alle infrastrutture sanitarie, fino alla piena fiducia nella capacità del proprio Paese di fare scorta di farmaci antivirali.

L’altra metà degli intervistati qualche precauzione l’ha presa. Queste includono l’acquisizione di farmaci antivirali come Tamiflu, o antibiotici per loro e le loro famiglie. Alcuni hanno ricevuto il vaccino pneumococcico di protezione contro la polmonite, che può verificarsi come infezione secondaria. Alcuni hanno anche fatto scorte di cibo e acqua, non tanto perché temono un’enorme gravità del contagio, ma perché pensano che questi generi di prima necessità possano esaurirsi. Ma il massimo della sicurezza arriva da un funzionario della salute africano, il quale ha detto che nel suo Paese le persone sono

totalmente affidate alla grazia di Dio

per proteggersi dalla pandemia. Un piano che forse nemmeno lo stesso Dio approverebbe…

[Fonte: Newscientist]