Primo caso di morte da febbre suina fuori dal Messico. Si tratta di un bambino di 2 anni che, trasportato dai suoi familiari in Texas proprio per essere curato dal virus A H1N1, non ce l’ha fatta. E con lui le morti accertate salgono a 9. Delle 159 di cui si parlava ieri, quasi la metà sono state smentite, indicando la causa del decesso per motivi diversi dall’influenza dei maiali, mentre le altre 75 sono ancora in fase di accertamento.
Nel frattempo l’Oms ha portato il grado di allarme da 4 a 5, uno in meno del livello massimo che significa pandemia. Ma anche 5 è altrettanto preoccupante, dato che il significato di questa “promozione” è:
un forte segnale che una pandemia è imminente e che il tempo per completare l’organizzazione, la comunicazione e la messa in atto delle previste misure di attenuazione è breve.
Infatti i casi si stanno susseguendo molto rapidamente in tutto il mondo. A causa della somiglianza con le normali influenze, si registrano centinaia di casi in tutto il mondo ogni giorno, ma poi quelli riferibili al virus A H1N1 sono molto pochi. Come i casi italiani, di quei quattro lodigiani che, tornati dalle vacanze in California, avevano accusato sintomi influenzali. Dai primi accertamenti si può evincere che si tratta di un virus influenzale simile a quello dell’influenza suina, ma non uguale. Il che significa che in Italia ancora l’allarme non è arrivato.
In Italia no, ma in Europa sì. I 4 casi della Spagna, nonostante le prime smentite, sono diventati 10, ma ora ne abbiamo anche in Germania, Gran Bretagna, ed il virus si avvicina, visto che è proprio di poche ore fa la notizia che è stato rilevato un primo caso in Svizzera, che segue di poco quello austriaco. Secondo la commissione europea, nel nostro Continente c’è da aspettarsi qualche decesso, ma la preoccupazione è minima perché l’Europa è ben attrezzata per far fronte ad una pandemia. Secondo i primi dati provenienti dagli Stati Uniti, è sufficiente per curarla il Tamiflu, un normalissimo medicinale usato per curare la comune influenza.