E’ bufera sul Policlinico Agostino Gemelli di Roma, che teniamo a ricordare è una struttura d’eccellenza nel panorama sanitario italiano, legato alla Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Ora, dopo il caso emerso questa estate dell’ infermiera del reparto di neonatologia malata di tubercolosi, si affaccia l’ipotesi di un caso di malasanità: è accaduto tra il 12 ed il 13 settembre. Una donna, avendo superato le 40 settimane di gestazione è stata avviata a controlli ogni 48 ore.
Poi il 12 settembre, essendo passato troppo tempo i sanitari hanno prospettato alla signora incinta il ricovero, ma non immediato (non ci sarebbero stati posti letto o comunque nonostante i 14 giorni in più rispetto alla data presunta del parto, si è ritenuto di poter aspettare), il giorno successivo.
Purtroppo però la donna nella notte è entrata in travaglio e non appena arrivata in ospedale le hanno comunicano che la bimba che portava in grembo era morta, non c’era più battito cardiaco. Avrebbe potuto salvarsi? C’è stata negligenza o un errore di valutazione da parte di qualcuno? A scoprirlo saranno le autorità preposte, ma anche la commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, presieduta da Leoluca Orlando (che ha denunciato il caso) ed ha ha chiesto una relazione alla governatrice-commissaria alla sanità della Regione Lazio Renata Polverini.
Sul fronte della Tbc in questi giorni altri nuovi casi sospetti: è risultata positiva al test per la tubercolosi una donna che ha partorito presso il nosocomio romano nel mese di luglio ed il cui bimbo è stato pure contagiato. Nelle stesse ore veniva denunciato un caso di positività di un bimbo nato al Gemelli addirittura nel Maggio del 2010, il che darebbe da pensare ad un numero molto più vasto di bambini da controllare. E ieri infine è trapelata l’ulteriore notizia: anche 200 infermieri sono stati sottoposti ai doverosi controlli e tra questi sono emersi tre nuovi contagi.
Mentre la procura indaga e la Regione Lazio con le sue commissioni d’inchiesta e di verifiche sanitarie fa altrettanto, dal Policlinico A. Gemelli viene messo a disposizione un numero verde: 800 28 11 22 proprio per fronteggiare l’emergenza Tbc. Si legge in una nota dellospedale:
“proseguendo le iniziative di assistenza alle famiglie dei nati presso la propria struttura, il Pol. Gemelli comunica che i genitori interessati potranno richiedere la consulenza e il supporto specialistico di cui avvertano la necessità o il bisogno. Alle richieste di assistenza clinica risponderà un pool di medici direttamente impegnati nel programma di sorveglianza attuato sulla Tbc, che potranno valutare la necessità di predisporre quanto prima un’eventuale visita specialistica. A tale numero verde ci si potrà rivolgere anche per avere informazioni e chiarimenti relativi alla Tbc neonatale e alla sua profilassi. “
Anche dal Comune di Roma arrivano informazioni: sono aperte le scuole nella Capitale ed il Prof. Ferdinando Aiuti presidente della commissione politiche sanitarie ha annunciato l’arrivo nei prossimi giorni di guide specifiche nelle scuole in cui, si legge in una ulteriore nota:
“saranno descritte le differenze tra malattia tubercolare ed infezione latente, le modalità di contagio e le norme igieniche da osservare negli ambienti scolastici ad fine di evitare l’eventuale trasmissione del batterio“.
Merita una citazione anche il dott. Giuseppe Melpignano, pediatra e consigliere della lista Polverini:
“Bisogna essere prudenti sulle colpe ed i contagi. Pensiamo solo al fatto che in Italia risultano positive alla Tbc almeno sette milioni di persone”.
Il medico si riferisce alla possibilità che gli infermieri e la neo mamma possano essere stati contagiati altrove. Tutto chiaro, anche se questa ipotesi mette maggiormente in allarme, per un timore di un’eventuale epidemia non propriamente circoscritta.
L’ultima parola la lasciamo però al rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, che ha scritto una lettera a tutto il personale medico-sanitario della struttura che attualmente si trova nella bufera.
“Il Policlinico sta vivendo una delle fasi più gravi della sua storia. Certamente è la più dolorosa. Lo è soprattutto e in modo intenso per ognuno di coloro che – docenti, medici e specializzandi, caposala e infermieri, suore e sacerdoti, lavoratori di ogni ambito tecnico e amministrativo – al Gemelli ogni giorno prestano la loro opera e offrono le loro fatiche, orgogliosi di appartenere a una famiglia la cui identità e la cui missione hanno sempre coinciso con l’erogazione del servizio di assistenza alla salute di qualunque cittadino di Roma, della Regione Lazio e dell’Italia intera. L’intera Università che sin dall’inizio ha sinceramente e profondamente condiviso le ansie e ogni motivo di disagio delle famiglie dei neonati, intende ora manifestare la propria speciale vicinanza e i propri sentimenti di solidarietà a tutti i lavoratori del Gemelli.
Di fatto è una situazione molto spiacevole, per tutti i coinvolti, ma ovviamente il pensiero principale va alle famiglie dei neonati che, seppur così piccini dovranno fare la profilassi.