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Lampedusa, emergenza sanitaria e rischio epidemie da mancanza d’acqua

 Lampedusa: manca l’acqua. L’allarme sull’emergenza idrica nell’isola, in queste ore terra promessa o piuttosto miraggio dei profughi libici e tunisini, accompagnato dalla richiesta di fornitura straordinaria, era stato presentato circa un mese fa dal Comune. Il Ministero della Difesa, spiega oggi una nota dell’amministrazione comunale, non ha però fornito alcuna copertura economica per far fronte al problema dell’approvvigionamento idrico.

Malgrado il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, nei giorni scorsi abbia rassicurato sul rischio dello sviluppo di epidemie causato dalle precarie condizioni igienico-sanitarie in cui versano gli accampamenti dei profughi, quella della mancanza d’acqua è la goccia che potrebbe far traboccare il vaso di un’apparente quanto costruita situazione sotto controllo.

Come se non bastassero le immagini che provengono da Lampedusa dei cittadini allo stremo delle forze, degli immigrati ammassati gli uni sugli altri… alcuni svengono dalla fame e versano in uno stato di denutrizione che potrebbe risultargli fatale. Le associazioni per la tutela dei minori chiedono che dall’isola vengano allontanati i bambini non accompagnati da un adulto. E’ inaccettabile che possano vagare indifesi, lasciati soli e senza una guida nel bel mezzo di un’emergenza umanitaria di questa portata.

Spiega la nota del Comune, un Comune che ricordiamo in questi giorni si è mostrato più volte esasperato dalla situazione, esprimendo profonda amarezza rispetto all’intervento poco deciso delle istituzioni nazionali, che

La popolazione di Lampedusa, oggi composta di 5.500 isolani, più 5 mila profughi e 400 esponenti delle forze dell’ordine ha anche il problema dell’approvvigionamento idrico. Carenza che complica ulteriormente la situazione sull’isola.

Sul rischio epidemie il sindaco Dino De Rubeis ha un’opinione o meglio una visione opposta a quella di Fazio:

Dormono a terra e all’aperto in mezzo alla spazzatura.  Il rischio di un’epidemia non è più un’ipotesi remota, perché non hanno acqua per lavarsi e vestiti per cambiarsi. Trascorrono la notte all’aperto e di notte dormono all’addiaccio.

I profughi sono giovani e sani e non provengono da un lungo viaggio, rassicurano intanto da più parti: non c’è il rischio che si diffondano facilmente malattie infettive. Le bombe che continuano ad infiammare di pace la Libia, intanto, fanno presagire nuovi sbarchi nelle prossime ore, ma la situazione è sotto controllo. Così è, se vi pare.

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