Una buona notizia che giunge dal campo della ricerca, terreno fertile di continui e sbalorditivi progressi, riguarda la sindrome di Down e la possibilità di trovare una cura efficace al difetto genetico dei feti colpiti, senza dover ricorrere a decisioni drammatiche come l’aborto.
Infatti, secondo quanto scoperto da un recente studio, realizzato da Catherine Spong del National Institute of Health di Bethesda nel Maryland, la sindrome di Down in un futuro non molto lontano potrebbe essere curata direttamente nell’utero, prima dunque che il bambino nasca.
Lo studio, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Obstetrics and Gynecology, lascia intravedere nuove speranze di guarigione da quella che è la sindrome più temuta da chi si appresta a vivere una gravidanza.
La sindrome di Down è provocata dalla trisomia del cromosoma 21, un difetto genetico che causa disturbi come il ritardo mentale, la difficoltà di linguaggio, nonchè la classica fisionomia tipica dei soggetti Down, che li colloca spesso come emarginati in un mondo non sempre rispettoso delle diversità e delle minoranze.
Gli scienziati hanno individuato il modo di arginare la comparsa di questi sintomi tipici, intervenendo direttamente sul feto, quando si trova ancora nel grembo materno.
Lo studio è stato effettuato in via sperimentale su cavie di laboratorio, riportando risultati abbastanza positivi.
La terapia consiste nell’iniettare nell’utero dei particolari composti che proteggono i nervi dei bambini down, ostacolando il decorso della sindrome e i suoi sviluppi caratteristici.
Nei topi utilizzati per la sperimentazione, infatti, gli studiosi hanno osservato una ridotta sintomatologia rispetto ai soggetti non trattati, anche se la sindrome per il momento non scompare mai completamente.
Le sostanze iniettate nelle cavie sono due sostanze naturali neuroprotettive, NAP e SAL, che si trovano nel cervello in sviluppo e che proteggono il feto degli affetti da sindrome di Down dai danni neurali propri del difetto genetico.