Una donna di 38 anni affetta da un tumore al fegato molto diffuso e con metastasi resistenti alla chemioterapia, è stata salvata grazie ad un intervento di chirurgia eccezionale: 20 ore complessive sul tavolo operatorio, nell’arco di due giorni per espiantare il fegato malato, togliere le voluminose masse tumorali (6 ore e mezzo di intervento extra-corporeo solo in questa fase) e reimpiantare l’organo curato nell’addome della giovane paziente che ora, dopo un sereno decorso post-operatorio è tornata a casa dai suoi figli. Il tutto si è svolto presso l’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, grazie ad un team guidato dal Prof. Umberto Cillo, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Epatobiliare e Trapianto Epatico della stessa struttura.
Il tumore al fegato è un killer silenzioso, perché inizialmente non presenta sintomi particolari. Per questo solo il 10-20% di tali forme neoplastiche può essere sottoposta ad intervento chirurgico, spesso si arriva tardi ed il paziente viene dichiarato inoperabile. E’ capitato anche a questa donna: non poteva essere operata tradizionalmente a causa del coinvolgimento di 5 dei 7 vasi del fegato indispensabili per la vita. L’intervento chirurgico, molto complesso, rappresenta un evento unico in Italia, e comunque raro nel resto del mondo. Non solo l’abilità e le innovazioni chirurgiche giocano in questi casi un ruolo determinante, ma anche l’esperienza in trapiantologia: in effetti si è trattato di un autotrapianto, benché con delle caratteristiche molto particolari. Certo, come ha spiegato il prof. Cillo in un intervista, non tutti i pazienti affetti da carcinoma epatico possono o devono essere trattati con questa metodica, ma è una speranza in più che si spera possa essere adottata e diventare routinaria, nei vari centri specializzati del territorio italiano. Si legge in una nota dell’Azienda ospedaliera di Padova:
“La ventennale esperienza in ambito trapiantologico con quasi 1000 trapianti di fegato eseguiti fin dal 1990, associata all’esperienza tecnica nell’asportazione di tumori epatici con oltre 800 interventi di resezione in 5 anni, ha indotto la nostra equipe clinica, in accordo con gli oncologici e previo parere del Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera, a procedere con la chirurgia epatica avanzata”.
Nello stesso documento si spiega anche che questa tecnica di autotrapianto ex situ è nata alla fine degli anni ’80 grazie all’esperienza trapiantologica di una equipe medica tedesca guidata da Rudolf Pichlmayr: a tutt’oggi hanno all’attivo 22 casi di autotrapianto di questo tipo!
Articoli correlati:
- Tumore al fegato: nuove metodiche diagnostiche senza biopsia
- Tumore al fegato, la prevenzione è fondamentale
- Trapianto di fegato, nuova immunoglobulina post-operatoria
[Fonte: Az. Osp. Padova]