Ha fatto il giro del mondo la triste storia di Liang Yaoyi, bambino cinese di 11 anni morto per un tumore al cervello inoperabile e che ha deciso di donare gli organi. Un gesto di amore purissimo, perché il piccolo, che da grande avrebbe voluto diventare un bravo medico, fin da subito era stato messo a conoscenza della gravità della sua situazione ed era stato lui stesso a insistere per l’espianto, utile a salvare altre vite umane.
Così, i medici che hanno tentato disperatamente di strapparlo alla morte in questi lunghi mesi di malattia non hanno potuto fare a meno di riservargli quello che in Cina viene chiamato koutou: un inchino, davanti alla lettiga che copriva il bambino, in segno di affetto e dolore per quella giovane vita strappata troppo presto. La foto mostra sullo sfondo la madre in lacrime e in preda al dolore, mentre i medici, ancora con la mascherina sul volto, si inchinano in onore della piccola vittima, coraggiosa e altruista. Al piccolo Liang Yaoyi saranno dunque espiantati fegato e reni che andranno così a salvare due nuove vite.
In Italia la legislazione in materia di trapianto di organi è regolamentata da una Legge molto restrittiva che fissa condizioni particolari per dare il via libera all’espianto. Alle persone che muoiono di tumori, malattie infettive e ai reni e diabete viene nella maggior parte dei casi vietato il diritto di donare gli organi, ritenuti compromessi dalla malattia e dunque non trapiantabili in un altro organismo perché malfunzionanti. In Cina il caso di morte del piccolo Liang Yaoyi è l’esempio lampante che le cose funzionano diversamente: malato di cancro al cervello, il bambino ha potuto comunque donare altri organi. E’ dal 2010 che la Cina ha il Registro Nazionale degli Organi e dunque è assai recente la regolamentazione di questa materia.