Contrastare il cancro mangiando come i gorilla: trifoglio e soia. E’ questo il risultato di una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’università della California. Le abitudini alimentari del primate, infatti, sarebbero in grado di aiutare il corpo umano a prevenire i tumori dipendenti dagli estrogeni come il cancro al seno e quello al colon retto. Lo studio è stato pubblicato sull’American Journal of Physical Anthropology.
Studiando i primati e la loro dieta ci si è resi conto che queste scimmie mangiando forti quantità di soia e trifoglio rosso, contenenti fito-estrogeni, sembrano essere ben protetti dalle tipologie di tumore sopracitate. Commenta Katharine Milton, coordinatrice della ricerca:
I fito-estrogeni vegetali presenti in queste piante funzionano come l’ormone sessuale femminile: gli estrogeni sono potenti sostanze chimiche, che se prodotti in quantità eccessive possono interferire con la fisiologia riproduttiva ma che nelle dosi giuste presentano effetti positivi.
In realtà gli effetti benefici degli estrogeni provenienti dalle piante erano già stati studiati in passato, ma nessuno fino ad ora aveva provato a vedere se fossero esistite in natura altre forme di vita simile all’uomo (primati) che ne facevano uso. Studiando la dieta dei gorilla di montagna e dei gorilla rossi in un parco nazionale in Uganda, gli scienziati non solo hanno scoperto che la dieta dei suddetti animali è fortemente basata su alimenti contenenti fito-estrogeni, ma la capacità di queste scimmie di riuscire a sconfiggere le forme tumorali attraverso la loro particolare alimentazione possa rappresentare un punto d’inizio nella messa a punto di terapie preventive nei confronti del cancro.
Ovviamente, come ci tengono a sottolineare gli studiosi, la sola assunzione di fito-estrogeni non basta a debellare lo sviluppo del cancro sebbene sia in grado di mettere in atto una forte protezione, come d’altronde già provato su modello umano in passato. A queste sostanze devono aggiungersi stili di vita sani ed equilibrati caratterizzati da una dieta corretta e dalla giusta quantità di attività fisica.
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Fonte: American Journal of Physical Anthropology