L’esposizione precoce ai raggi ultravioletti non causa il melanoma, o almeno così pare nei pesci, secondo gli scienziati dell’Università del Texas dell’Anderson Cancer Center che hanno pubblicato la loro relazione su Proceedings of the National Academy of Sciences.
L’esposizione agli UVA è improbabile che abbia contribuito alla crescita dell’incidenza del melanoma negli ultimi 30 anni, concludono i ricercatori, perché il modello del pesce era stato l’unico modello animale ad indicare una connessione tra l’esposizione ai raggi UVA in giovane età e lo sviluppo del melanoma seguente.
I nostri dati confutano l’unica prova diretta che l’UVA provoca il melanoma, il che non vuol dire che l’UVA sia innocuo. Soltanto non è pericoloso come pensavamo prima perché non causa il melanoma
ha affermato l’autore dello studio David Mitchell docente al Dipartimento della carcinogenesi alla Anderson. L’UVA è un agente cancerogeno responsabile dei carcinomi a cellule squamose che causano anche l’invecchiamento precoce della pelle e sopprimono il sistema immunitario. E’ anche possibile, notano gli autori, che a lungo termine l’esposizione cronica ai raggi UVA possa accelerare la progressione verso la malignità dei melanociti della pelle, che sono già sulla strada per diventare melanoma.
Mitchell e colleghi hanno testato gli effetti delle radiazioni UVA e raggi ultravioletti B (UVB) esponendo alla luce ibridi ittici modificati geneticamente per essere affetti da melanoma, cioè quelli che sviluppano la malattia spontaneamente il 15-20% delle volte senza esposizione a luce UV.
Gli scienziati hanno esposto una forma ibrida del genere Xiphophorus, più comunemente conosciuto come platicefalo e pescespada, ad uno tra UVA o UVB giornalmente dal quinto al decimo giorno di vita. I pesci sono stati analizzati per cercare il melanoma 14 mesi dopo l’esposizione.
Abbiamo trovato che l’esposizione UVB ha indotto il melanoma nel 43% dei 194 pesci trattati, un tasso molto superiore al 18,5% di incidenza nel gruppo di controllo che non ha ricevuto alcuna esposizione ai raggi UV
ha spiegato Mitchell. Questo era prevedibile, in quanto l’esposizione UVB in giovane età è una causa certa di melanoma. Solo il 12,4% dei 282 pesci esposti a raggi UVA ha sviluppato la malattia, che non è statisticamente diversa dal gruppo di controllo. Un autorevole studio del 1993 con lo stesso pesce ibrido ha collegato l’esposizione a raggi UVA con il melanoma. Fino a tale studio, ha detto Mitchell, le creme solari venivano usate solo contro l’esposizione ai raggi UVB, che era di immediata preoccupazione per la salute pubblica perché l’UVA rappresentava il 90% dello spettro di luce ultravioletta della luce solare.
Il pensiero è stato che le persone che hanno usato per la protezione solare sono rimaste esposte al sole più a lungo, assorbendo una dose maggiore di raggi UVA e provocando un maggiore rischio per il melanoma
ha ipotizzato Mitchell. La maggior parte delle creme solari ora proteggono contro i raggi UVA. Tuttavia, l’aumento dell’incidenza del melanoma si pensa sia in parte attribuibile all’esposizione dei bambini ai raggi UVA quando ancora solo i filtri solari UVB erano bloccati. Questo è improbabile, visti i nuovi risultati ottenuti da Mitchell. Secondo lui gli esperimenti del 1993 non potrebbero essere riprodotti in modelli mammiferi del melanoma, ed il campione di allora era troppo piccolo per produrre una risposta definitiva sull’esposizione all’UVA. Quando infatti Mitchell e colleghi hanno condotto l’esperimento nuovo con campioni di dimensioni molto più grandi, le conclusioni sono state diverse. Hanno infatti scoperto che i danni da UVB sono molto maggiori rispetto all’UVA, inducendo la melanina, radicali liberi che reagiscono con il DNA, a formare il danno ossidativo che porta al melanoma. Studi precedenti avevano mostrato una correlazione tra la melanina e la formazione di radicali nel melanoma nella gamma UVA dello spettro solare. Dal momento che Mitchell e colleghi non hanno trovato alcun legame tra raggi UVA ed il melanoma, si nota che il ruolo dei radicali liberi della melanina in questa malattia viene messo in discussione.
[Fonte: Sciencedaily]