Cancro allo stomaco: disattivare un gene per ridurre al minimo il rischio della sua insorgenza. E’ quello a cui stanno lavorando i ricercatori dell’Università di Tokyo.
La sperimentazione animale, applicata sui topi, ha dato buon esito. Lo studio è stato pubblicato su Pnas, Proceedings of the National Academy of Science, uno degli archivi statunitensi più ampi in quanto ad articoli scientifici e medici.
Il tumore dello stomaco colpisce mediamente le persone a partire dai 45 anni di età. Difficilmente si riscontrano casi di questa neoplasia su soggetti più giovani. Esso parte solitamante dalla proliferazione e dalla degenerazione di cellule originatesi sul rivestimento della parte interna dello stomaco. Sono diversi i fattori che possono contribuire all’insorgenza del cancro allo stomaco e tra di loro figurano una alimentazione scorretta ed il fumo di sigaretta.
In entrambi i casi infatti la mucosa che riveste lo stomaco al suo interno viene sollecitata in modo errato, fino a portare in alcuni casi alla nascita di cellule tumorali. Si tratta di un patologia che ogni anno provoca circa 10mila decessi nei paesi industrializzati. Un numero ancora alto, ma decisamente in calo rispetto al passato. Il decremento è dovuto, spiegano gli esperti, al calo di consumo di cibi conservati sotto sale o affumicati che contengono nitriti e nitrati a lungo pericolosi per la nostra salute.
Lo studio portato avanti dai ricercatori giapponesi ha preso in considerazione 66 malati affestti da tumore allo stomaco e ne ha analizzato le cellule cancerose. Le analisi hanno rivelato in quest’ultime, rispetto alle loro controparti sane, dei livelli eccessivi di un enzima collegato al gene ASK-1, noto agli scienziati per essere presente anche nei tumori alla pelle ed in quelli del pancreas.
Disattivando il gene in un gruppo di topi è stato possibile notare come questi ultimi si ammalavano in percentuale più esigua rispetto ai topi non geneticamente modificati. Secondo il team nipponico, il gene sopra citato porterebbe ad una maggiore e più veloce prolificazione delle cellule cancerose.
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