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Trapianti d’organo: creato il primo fegato umano in provetta

Nuove speranze per i trapianti d’organo: un fegato umano è stato creato in provetta. E’ molto piccolo, non ha le dimensioni reali, ma ne ricopre perfettamente tutte le funzioni. Il prezioso organo epatico frutto dell’ingegneria genetica è stato realizzato dai ricercatori dell’Istituto di Medicina Rigenerativa dell’Università Wake Forest di Winston Salem negli Stati Uniti.

Si è partiti da cellule staminali adulte epatiche (all’origine di ogni fegato e comunque presenti in riserva adeguata nell’organo sviluppato) e cellule endoteliali (quelle che danno origine ai vasi sanguigni): una particolare incubatrice all’interno del quale sono stati infusi ossigeno e nutrienti ha fatto il resto, attraverso le cure degli scienziati.

Creare un fegato in laboratorio significa dare nuove speranze a chi è in attesa di un trapianto per insufficienza epatica, magari a causa di un’epatite. Ma significa anche poter testare nuovi farmaci  per le malattie epatiche in laboratorio, testandone direttamente gli effetti su un fegato umano, senza mettere a repentaglio la salute di nessuno. Da qui la ricerca può estendersi anche alla sperimentazione di medicinali per altre patologie, verificandone la tossicità sul fegato, ma anche poter pensare di creare altri organi con la stessa metodica. Nella stessa Università, pioniera nella rigenerazione dei tessuti umani, di recente sono state sperimentate anche la crescita ed il trapianto di vesciche umane.

Come spesso accade però quando si danno notizie di questo genere occorre sottolineare che la strada della speranza è ancora lunga. E’ lo stesso Prof. Shay Soker, direttore del progetto a farlo:

“Siamo entusiasti delle possibilità che questo studio rappresenta, ma ricordo che siamo solo all’inizio: davanti a noi ci sono molti ostacoli tecnici da superare, prima di poter passare alla sperimentazione clinica sui pazienti. Dobbiamo ancora capire come far crescere milioni di cellule epatiche in modo da realizzare un fegato abbastanza grande da essere trapiantato e soprattutto dobbiamo valutarne preventivamente la sicurezza”.

[Fonte: Agi]