Guarire dall’epatite C, non è più un’ipotesi lontana, ma una reale e concreta prospettiva a breve termine, grazie a farmaci di ultima generazione ed in combinazione tra loro. E’ ciò che è emerso durante la conferenza Apasl (Asian Pacific Association for the Study of the Liver ) in corso a Taipei, durante la quale è stato presentato uno studio scientifico pubblicato sul New England Journal of Medicine: nella ricerca sono stati valutati due particolari antivirali di nuova generazione, il daclatavir e l’asunaprevir.
Questi si sono dimostrati in grado di controllare l’infezione da virus di epatite C senza l’utilizzo combinato con l’interferone alfa, stimolante del sistema immunitario, farmaco di elezione al momento in ambito terapeutico, ma ricco di effetti collaterali. Ha spiegato Jacobe George dell’Università di Sidney e tra i partecipanti alla sperimentazione:
“L’ obiettivo della terapia è quello di ridurre la carica virale a livelli talmente bassi da non risultare rintracciabili nel sangue, il che è l’equivalente di una vera e propria “cura“, perché si impedisce l’ evoluzione dell’infezione virale verso la cirrosi epatica e il tumore al fegato.
Purtroppo i rischi maggiori dell’epatite C consistono proprio nell’aggressione nei confronti di questo organo importantissimo per la sopravvivenza. Il fegato si caratterizza inoltre per la sua resistenza, ma alla lunga se non supportato dai medicinali soccombe all’attacco del virus. I sintomi delle pericolose malattie sono spesso silenti, proprio grazie alla difesa epatica, e purtroppo quando si manifestano può essere tardivo intervenire.
Al momento l’arma principale è offerta dalla prevenzione: vanno evitati rapporti sessuali non protetti, ed occorre prestare attenzione al contagio di sangue infetto, nelle varie modalità possibili, pure attraverso aghi (anche con i tatuaggi) o le comuni lamette dei rasoi. Per l’epatite B esiste un vaccino, ma non per l’epatite C, visto che si tratta di un virus in continua mutazione. E’ per questo motivo che l’unico modo di agire, rimane quello della via farmacologica.
Numerose le molecole attualmente in sperimentazione e soprattutto in combinazione tra loro. L’obiettivo finale è quello di trovare una cura definitiva, semplice (con somministrazione orale), e capace di contrastare le varie forme virali. Nel frattempo è in uso l’interferone lamda che a differenza di quello alfa dimostra di avere molti meno effetti collaterali.
Fonte: Apasl
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