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Tampone rettale, come si fa e perché

Il tampone rettale è un esame attraverso il quale è possibile prelevare del materiale fecale non contaminato da analizzare per scoprire eventuali patologie intestinali dalle quali può essere affetto il paziente verificando la presenza di agenti patogeni come quello del colera, della salmonella, della shighella o in caso di donna in gravidanza dello Streptococcus agalactiae, streptococco appartenente al gruppo B.

Serve una preparazione per il tampone rettale?

Prima di eseguire un tampone rettale, che viene solitamente svolto in sede ospedaliera ed in laboratori privati, è necessario evitare di indulgere in pratiche che possano in qualche modo falsare i risultati, come i clisteri o il lavaggio interno. Anche quello esterno deve essere condotto con attenzione.  Non è prevista nessuna limitazione in quanto a minzioni ed eventuali digiuni. La persona può mangiare ed urinare normalmente.

Come si esegue il tampone rettale?

Il tampone rettale è un esame molto semplice per ciò che concerne la sua esecuzione. Questo perché lo specialista si avvale di un bastoncino sterile molto simile ad un cotton fioc inumidito.   Il tampone viene inserito nel retto, attraverso l’ano, per una profondità pari a due-quattro centimetri e viene strofinato per dar modo al materiale fecale di aderire adeguatamente alla parte cotonata. All’interno dell’ampolla rettale il bastoncino andrebbe mantenuto per almeno 30 secondi, continuando a ruotarlo con delicatezza contro le pareti del retto.  Una volta estratto viene immediatamente inserito nella provetta contenente il tampone di trasporto.

Tampone rettale: fa male?

Una delle prime preoccupazioni dei pazienti che debbono sottoporsi ad un tampone rettale è quella del possibile dolore che si potrebbe provare. Da questo punto di vista, possiamo rassicurarvi, il fastidio è minimo. Nella maggior parte dei casi, grazie alla finezza materiale del tampone, questo esame è privo di qualsiasi sensazione, e porta un gran numero di pazienti a non sentire nemmeno l’immissione del tampone nell’ano. Certo, anche la manualità di chi esegue l’esame è importante, ma rispetto ad un tampone vaginale o un tampone uretrale, ad esempio, questo esame  risulta essere praticamente privo di fastidi. Sia per gli uomini che per le donne.

Tampone rettale in gravidanza

Il tampone rettale  uno degli esami che viene richiesti alla donna in gravidanza per verificare che non vi siano germi che possano creare problemi alla madre ma soprattutto al bambino nel corso della gravidanza. Viene eseguito durante una normale visita ginecologica, prelevando il campione contestualmente a quello vaginale. Si tratta di un esame che viene ripetuto, dopo averlo effettuato ad inizio gestazione, tra la 35esima e la 37esima settimana, onde evitare possibili contagi ulteriori per il bambino al momento del parto. Alcuni ostetrici richiedono che anche il marito o compagno chiamato ad assistere al parto si sottoponga allo stesso test.

Questo viene fatto per abbattere totalmente ogni possibilità di diffusione della salmonella, dello streptococco B e delle patologie ad esso correlate nel neonato. Non dobbiamo dimenticare che questo agente patogeno asintomatico negli adulti e quasi sempre innocuo, è in grado di causare infezioni neonatali in grado di rivelarsi molto gravi in rari casi.

Tampone rettale per salmonella

Il tampone rettale per salmonella o salmonellosi viene eseguito sia in caso di gravidanza della donna, sia per verificare l’effettiva presenza di questo agente patogeno in caso di ipotizzato contagio.  Questa patologia è un infezione intestinale  causata dai batteri Salmonella enteritidis e Salmonella typhimurium e: può essere trasmesso per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di alimenti contaminati oppure per contatto con oggetti o piccoli animali portatori di salmonelle. E’ in tutto e per tutto un normale tampone rettale. Una volta giunto in laboratorio il campione verrà testato per evidenziare, se effettiva, la presenta di questo batterio.

Tampone rettale positivo, che fare?

In caso di tampone rettale positivo lo specialista, in linea con il batterio riscontrato e con lo stato di salute della persona prescriverà l’adeguato antibiotico per curare l’infezione.

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