Il vaiolo delle scimmie, originario di alcune zone dell’Africa, è una zoonosi silvestre di cui diversi casi sono stati registrati anche in Europa e negli Stati Uniti. Parliamo di una patologia legata agli animali selvatici che può causare infezioni umane di tipo accidentale. Scopriamo insieme i suoi sintomi e come avvengono i contagi.
Due famiglie di virus con differente mortalità
È importante sottolineare, prima di procedere, che per ciò che concerne il contagio esso è occasionale da animale a uomo, soprattutto nei boschi dell’Africa Centrale, ma può avvenire tra gli essere umani per contatti troppo ravvicinati che consistano nello scambio di fluidi corporei. Sia attraverso le goccioline esalate dal respiro, sia per contatto con lesioni infette della pelle. I sintomi del vaiolo delle scimmie di solito si risolvono da soli in un massimo di tre settimane e i più comuni sono il mal di testa, la febbre, dolori muscolari ed eruzioni cutanee. Ovviamente il loro manifestarsi può essere più o meno grave e le lesioni sulla pelle possono essere molto dolorose e dare molto prurito.
È stata l’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità a fare chiarezza dopo il numero crescente di casi segnalati in Europa e negli Stati Uniti. Un caso è presente anche in Italia, dove una persona è ricoverata per accertamenti allo Spallanzani di Roma.
L’incubazione del vaiolo delle scimmie dura in generale dai 6 ai 13 giorni, ma può capitare che vari dai 5 ai 21 giorni. Si pensa che il serbatoio del virus siano i roditori: vengono considerati fattori di rischio il contatto con animali vivi e morti e il consumo di carne infetta. Di questa malattia esistono due famiglie, quella del bacino del Congo e quindi dell’Africa Centrale e quella dell’Africa Occidentale.
Esiste vaccino per vaiolo delle scimmie
Detto ciò, nella maggior parte dei casi si tratta di una malattia autolimitante: il vaiolo delle scimmie può raggiungere una mortalità del 10% se originario del bacino del Congo. La percentuale è pari all’1% per il patogeno legato alla zona dell’Africa occidentale. La malattia può rivelarsi particolarmente pericolosa per le donne incinte. Vi sono infatti possibilità di problemi per il feto e di mortalità alla nascita oltre che lo sviluppo di vaiolo delle scimmie congenito.
La vaccinazione contro il vaiolo ha dimostrato sembrerebbe rappresentare una protezione anche contro il vaiolo delle scimmie. Al momento un vaccino specifico (MVA-BN) e un trattamento dedicato a base di tecovirimat sono stati approvati rispettivamente nel 2019 e nel 2022. Il problema è che tali strumenti non sono diffusi quanto necessari. E coloro che sono nati dopo il 1980 non possono contare sulla protezione data dalle vecchie vaccinazioni contro il vaiolo.