Le donne sono più colpite dall’Alzheimer. Un dato secco ed inoppugnabile, anche se automaticamente quando si pensa alla malattia, l’immagine mentale che si crea è quella di un uomo anziano. Nella realtà dei fatti è la donna ad essere la vittima privilegiata, soprattutto in merito alla gravità della manifestazione. Senza contare il numero crescente di persone giovani colpite dalla patologia.
Secondo uno studio condotto dall’Università dell’Hertfordshire, in Inghilterra, e pubblicato sulla rivista di settore Journal of Clinical and Experimental Neuropsychology, è il sesso femminile quello nel quale la malattia degenera con più facilità e più velocità a parità di fasi. I ricercatori hanno studiato i dati relativi a quindici studi clinici sull’Alzheimer che coinvolgevano 828 uomini e 1232 donne colpiti dalla patologia e nello stesso stadio di gravità. Nel corso dell’analisi è emerso, sorprendendo gli stessi scienziati, che le donne perdevano le facoltà cognitive più velocemente rispetto agli uomini, come se gli stessi riuscissero a resistere un po’ di più al progredire della malattia.
Il maggiore impatto sul sesso femminile è stato misurato attraverso test ed analisi complete tra le quali figuravano ovviamente test cognitivi, di memoria episodica e semantica e esami volti a verificare l’abilità verbale. E’ stato questo aspetto, quello della parola, ad essere risultato più “danneggiato” nelle donne. Tutti i dati rilevati sono risultati validi a prescindere dall’età e dal grado di istruzione.
Commenta il dott. Keith Laws, coordinatore dello studio:
A differenza del declino mentale associato con il normale invecchiamento, qualcosa dell’Alzheimer pare svantaggiare in particolare le donne. Per qualche ragione, e non si tratta di una maggiore intelligenza, gli uomini sono maggiormente in grado di scongiurare gli effetti più a lungo.
Statisticamente le donne sembrano avere maggiore resistenza nei confronti di molte malattie. Non è così per l’Alzheimer. Ulteriori studi verranno sicuramente condotti dagli scienziati per scoprire le motivazioni di questo particolare comportamento e scoprirne le cause associate.
Fonte | JCEN
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