Cosa bisogna capire del rapporto tra eutanasia e depressione? Moltissimo: soprattutto dopo la storia emersa nei giorni scorsi di Shanti de Corte, la quale ha ottenuto a soli 23 anni di poter mettere fine alla sua vita grazie alla morte dolce.
Un caso molto particolare da discutere
La sua storia è molto particolare: la donna era sopravvissuta a un attacco terroristico in giovane età che l’ha devastata a livello emotivo. La ragazza ha poi sviluppato una grave forma di depressione, clinicamente definita come depressione maggiore, notoriamente caratterizzata da istinto suicida.
Detto così non si comprende il perché il tribunale belga abbia ha acconsentito a concedere l’eutanasia alla giovane. Il primo pensiero è: molte persone soffrono di questo disturbo perché aiutarla a morire quando si potrebbe aiutarla a guarire?
Questo è il primo ostacolo alla comprensione di come la salute mentale possa essere messa davvero a dura prova. E di come una patologia che la riguarda possa arrivare a essere considerata terminale. Nonostante una terapia a base di psicofarmaci e psicoterapia la ragazza ha provato due volte a uccidersi, fallendo entrambe.
Per la sindrome da stress post traumatico di cui era affetta Shanti prendeva circa undici antidepressivi al giorno: medicinali che le consentivano di non provare più niente. Ma che di conseguenza non le consentivano di vivere e senza i quali non poteva vivere. Immaginate di non potervi più concentrare, soffrire di attacchi di panico, depressione e ansia continuamente.
E ancora avere alterazioni dell’appetito e del sonno, problematiche vegetative e cambiamenti nella cognizione e nel contenuto del pensiero. La depressione maggiore non è una malattia facile da gestire. E in questo caso è evidente che la decisione presa dal tribunale belga non sia stata presa in modo leggero.
Ovviamente l’eutanasia non può e non deve essere vista come l’unica soluzione per questa tipologia di problemi mentali. Nel caso specifico i medici belga hanno riconosciuto alla ragazza questa possibilità in base alla sua sintomatologia e alle sue condizioni di vita.
L’eutanasia deve essere un diritto
C’è chi sostiene che la legislazione in Belgio sia troppo permissiva: in realtà è importante tenere da conto tutti gli aspetti di questa situazione. Pur non potendo prevedere il futuro della giovane, basandosi sui dati a disposizione non si può escludere che avrebbe comunque riprovato a togliersi la vita.
Aver dato un riconoscimento legale al suo desiderio esprima lo stesso tempo sia rispetto per la dignità della persona ma anche la necessità di fare di più per la salute mentale. L’eutanasia dovrebbe essere considerato un diritto del malato ma allo stesso tempo in alcuni ambiti c’è la necessità di comprendere se veramente si è fatto tutto per raggiungere un miglioramento.
Quando una persona è affetta da depressione è importante che il lavoro sia di squadra tra paziente, specialisti e persone care al malato. Shanti di sicuro ha trovato la pace ora. Ma il dibattito sull’eutanasia e sulla salute mentale si fa di certo più caldo.