La nuova malattia nazionale potrebbe non essere più l’influenza suina, ma la crisi di panico. Ne sono sicuri all’Oms, che ha preannunciato che nell’arco di 10 anni le malattie mentali saranno le più diffuse al mondo, ma anche l’istituto di statistica SWG di Trieste, il quale ha rilevato che gli italiani colti da crisi di panico al momento sono addirittura 8 milioni.
Questo dilagare di problemi psicologici è dovuto nella maggior parte dei casi allo stile di vita stressante che comincia a pesare sin dai banchi di scuola, ma anche all’incapacità che hanno le organizzazioni internazionali, e specialmente quelle italiane, di riconoscere questo genere di malattie come vere e proprie disabilità. La crisi economica dilagante, la precarietà, la disoccupazione giovanile, l’insoddisfazione della propria vita malgrado il carico di lavoro e di responsabilità enorme, porta spesso a sviluppare un senso di insicurezza verso il futuro, l’incapacità di tenere tutto sotto controllo e di gestire lo stress che sfociano in depressione, ansia e attacchi di panico.
Come spiega il prof. Rosario Sorrentino, neurologo dell’istituto di ricerca Pio XI di Roma le malattie di questo tipo sono ancora sottovalute in Italia:
ancora oggi viene sottovalutata una malattia che per le conseguenze che arreca alla salute di chi ne viene colpito sia ancora considerata nella migliore delle ipotesi, una sorta di capriccio o di invenzione con ulteriore sofferenza da parte di chi è costretto a subire una vita piena di rinunce e in alcuni casi da incubo. Sono dati allarmanti che rispecchiano solo in parte la realtà perché molte persone sofferenti di attacchi di panico si vergognano ad ammetterlo perché deleggittimati da un contesto culturale che ancora oggi non riconosce piena dignità ai malati.
Nella maggior parte dei casi i medici si sbarazzano di questi pazienti con medicinali a base di ansiolitici come il benzodiazepine, senza tentare di curarli in maniera corretta.
[Fonte: Agi]