Perdere peso, si sa, è una delle cose più complicate che possono avvenire nella quotidianità. Ma se non riuscite a capire come mai, magari partendo con la stessa dieta, una vostra amica ha perso 5 chili e voi nemmeno uno, forse la spiegazione può essere scritta nell’evoluzione. Secondo Enzo Nisoli, docente di Farmacologia dell’Università degli Studi di Milano, intervistato dal Corriere della Sera, questo potrebbe essere un meccanismo di autodifesa.
A causa di un’improvvisa restrizione calorica (ad esempio da un giorno all’altro decidiamo di dimezzare le dosi di cibo):
L’organismo si difende da quello che interpreta come un rischio per la sopravvivenza. Già da tempo si sa che la restrizione calorica si accompagna ad una riduzione del metabolismo basale, ma recentemente si è osservato che anche l’attività fisica si riduce. Questo può trovare una spiegazione nel fatto che la persona sovrappeso, o obesa, dipende per i suoi fabbisogni energetici soprattutto dall’energia cellulare che deriva dai nutrienti della dieta. Il processo infiammatorio associato all’obesità, si accompagna infatti a una riduzione dei mitocondri (organelli che producono energia) nei quali vengono metabolizzati i grassi.
In definitiva si arriva ad una diminuzione dell’energia cellulare che ci fa sentire “stanchi”, e quindi ci sottrae anche quel minimo di volontà di fare attività fisica. Ma come fare per sbloccare questa situazione, e riprendere il vecchio metabolismo? Dopo il salto qualche consiglio.
1) Concedersi una pausa. Il suggerimento arriva da Alfredo Vanotti, responsabile del Servizio nutrizione clinica e dietetica Asl della Provincia di Como, il quale spiega che, se il metabolismo basale si è ridotto come nell’esempio precedente, è bene fermare la dieta e tentare di stabilizzarlo per qualche mese. Ovviamente senza darsi alla pazza gioia, ma controllando sempre ciò che si mangia e facendo attività fisica costante. Una volta che il metabolismo si è stabilizzato, potremo ripartire gradualmente con il programma della dieta, senza strappi.
2) Puntare sul gusto. Spiega Giuseppe Fatati, presidente dell’Associazione italiana dietetica e nutrizione clinica, che molte volte le diete non funzionano perché annoiano o semplicemente non sono gradite al paziente. Meglio dunque puntare su quelle diete che prevedono alcuni dei nostri cibi preferiti, compresi i dolci, ma senza esagerare. Senza ovviamente dimenticare che l’attività fisica è importante, e non significa solo andare a correre per chilometri, ma basta camminare un po’ di più, evitando magari di telefonare a chi sta nella stanza a fianco, o prendere la macchina per arrivare al prossimo isolato.
3) Severità a fasi alterne. Agostino Paccagnella, responsabile dell’Unita di malattie del metabolismo, diabetologia e nutrizione Clinica dell’Asl di Treviso, consiglia di non seguire immediatamente una dieta rigida, ma di diminuire lentamente l’apporto calorico nella fase iniziale, aumentado la severità solo successivamente, e puntando man mano su diversi nutrienti. Se necessario, si può ricorrere anche ai farmaci.
4) Tenere un diario alimentare. Maria Gabriella Gentile, direttore del Centro cura disturbi comportamento alimentare al Niguarda di Milano infine ci spiega che se siamo soggetti a cambiamenti di peso improvvisi o una dieta che stava funzionando, improvvisamente comincia a non funzionare più, uno strumento che ci può aiutare è tenere un diario alimentare in cui segnare ogni pasto, anche il più piccolo, per vedere dove si è “sgarrato” con le indicazioni del medico.
[Fonte: Corriere della Sera]