Il 1 novembre si celebra la Giornata Mondiale dei Vegani. Uno stile di vita che nasce per rispettare l’ambiente, gli animali ed avere cura della propria salute. Ma che sempre meno persone seguono qui in Italia.
La prima celebrazione è avvenuta nel 1994 per volontà della Vegan Society di Londra e viene riproposta ogni anno per informare le persone su quello che il veganismo è e quel che comporta. Nel corso di questi anni più volte è stato lanciato l’allarme sulle conseguenze di un eccessivo consumo di carne e alimenti trattati come gli insaccati, non per ultimo, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’immissione della carne rossa e dei suoi derivati nelle sostanze potenzialmente cancerogene.
Nonostante questo il numero dei vegani in Italia (e nel pianeta) è calato: nel nostro paese più della metà ha abbandonato questo stile di vita. Il problema non è nel rinunciare a carne, pesce, latticini, uova, miele e tutto ciò che deriva dagli animali: almeno non per tutti. Spesso e volentieri il ritorno ad una dieta onnivora è legato all’incapacità della persona di supplire adeguatamente ad alcuni nutrienti contenuti naturalmente nei suddetti cibi.
E’ vero, di alcune sostanze in particolare è possibile assumere degli integratori, ma non sempre vengono metabolizzati adeguatamente dall’organismo, portando lo stesso ad una carenza che rischia di mettere in pericolo la salute. In una giornata come questa è però importante sapere che pur diminuendo le persone fedeli ad una dieta vegana in senso stretto, l’attenzione nei confronti del consumo di frutta e verdura è cresciuta in modo esponenziale rispetto agli anni passati: è statisticamente provato che gli italiani acquistano più frutta e verdura e non carne come in passato.
I vegani “puri” tendono a non utilizzare farmaci e cosmetici preferendo dei rimedi naturali: approfittando di questa giornata vogliamo comunque dire loro, nel rispetto del loro stile di vita di indugiare se necessario nella medicina tradizionale per curare le patologie, onde evitare il presentarsi di conseguenze più gravi.
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