Il punto G, misterioso custode del piacere sessuale femminile, fu scoperto dal ginecologo tedesco Ernst Gräfenberg (da cui deriva il nome esteso punto Gräfenberg) che per primo descrisse quest’area della vagina particolarmente sensibile perchè ricca in terminazioni nervose. Secondo il suo primo esploratore, il punto G sarebbe localizzato nello spazio compreso tra la parete anteriore della vagina e la parete posteriore della vescica, ad una profondità di sei-otto centimetri dall’ingresso del canale vaginale.
Dal giorno della sua individuazione fino ad oggi, si sono moltiplicati i tentativi di fornirne le coordinate con la maggiore precisione possibile, anche e soprattutto per migliorare la vita sessuale di molte donne con difficoltà nel raggiungere l’orgasmo vaginale. Come quello della ricercatrice australiana Helen O’Connel, che ipotizza il punto G essere la parte terminale della struttura interna del clitoride, il quale può raggiungere una lunghezza di quasi dieci centimetri all’interno del corpo femminile.
L’ultimo traguardo nel tracciato della mappa del punto G è stato raggiunto da una recente ricerca effettuata da Emmanuele Jannini, docente di Sessuologia medica all’Università de L’Aquila, pubblicata dall’autorevole rivista di divulgazione scientifica New Scientist.
A quanto si evince dai risultati dello studio, per individuare il punto G sarebbe sufficiente una semplice ecografia che ne delimiterebbe l’area aiutando a localizzare e soprattutto a raggiungere il sommo centro del piacere.
Ovviamente, e questo era già da tempo risaputo, non tutte le donne ne sono provviste e l’ecografia sarebbe utile anche a chiarire se in effetti si è o meno dotate del famoso punto Gräfenberg. Jannini ha evidenziato, tramite ecografia transvaginale, un ispessimento della parete divisoria esistente tra l’uretra e la vagina, che coinciderebbe con l’ormai ricercatissimo punto G.
Non in tutte le trenta donne analizzate dallo studio è stata riscontrata la presenza effettiva dell’interruttore del piacere femminile. Al contrario, soltanto otto ne erano provviste, e tra queste solo cinque raggiungevano effettivamente un orgasmo vaginale.
Secondo le conclusioni tratte da Jannini, molte donne non utilizzano il punto G durante il rapporto sessuale e la localizzazione delle coordinate esatte tramite ecografia potrebbe essere un ottimo metodo per imparare a conoscersi e a riscoprire il proprio piacere.
[Fonti: Roma-città; Wikipedia]