Morire a 22 anni perché un tumore viene scambiato per una frattura. E’ questa la storia di un giovane che ha perso la vita in seguito ad un grave errore medico che forse avrebbe potuto essere evitato.
Legalmente la parola è alla magistratura, ma una diagnosi esatta avrebbe portato il ragazzo ad essere sottoposto alle necessarie cure piuttosto che alla sottomissione a terapie che hanno aggravato il cancro dal quale era affetto portandolo lentamente alla morte. Domenico Natale è morto dopo 18 mesi di agonia: un periodo nel quale anche la gamba gli era stata amputata in un gesto estremo per salvargli la vita. Inutilmente, visto che lo scorso 30 ottobre ha smesso di respirare, soccombendo ad una malattia che lo ha consumato. Il giovane nel 2013 si era recato presso la struttura medica “Nuova Itor”lamentando un dolore al ginocchio destro. E’ stato sottoposto a tac e lastre di controllo per verificare l’entità del problema e la diagnosi ottenuta fu quella di una “frattura con ematoma interno”.
Domenico viene operato per sistemare l’arto. Un intervento che invece di aiutare il giovane ha peggiorato le sue condizioni: le metastasi si sono diffuse in tutto il corpo ed un’amputazione, come indicato in precedenza, si è resa necessaria. L’operazione, sebbene questo sia considerato un falso mito, sembrerebbe aver “risvegliato” il tumore che fino a quel momento era latente e che, non trattato né rimosso, ha iniziato a diffondersi nel suo organismo.
Da quando il tumore è stato diagnosticato al Regina Elena di Roma, si è tentato di fare tutto il possibile per salvare la vita al ragazzo, sottoponendolo a diversi cicli di chemioterapia. Ma il suo corpo non ce l’ha fatta. Si è spento, Domenico, qualche tempo dopo essere entrato in coma nella sua casa di Caserta. Il padre non ha fatto nemmeno in tempo a salutarlo: era già privo di sensi quando è arrivato. Fino alla fine, al giovane non è stato rivelato che purtroppo non vi era più nulla da fare. Ed ora la famiglia vuole giustizia.
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