L’allattamento al seno è basilare per dare al neonato un’alimentazione ottimale nei primi mesi della sua vita e la protezione che necessita, attraverso la madre ed i suoi anticorpi nel latte. Eppure qui in Italia questa pratica sebbene diffusa non lo è quanto dovrebbe: molti studi parlando di percentuali contenute tra il 60% e l’89%. Perché? Perché le donne hanno paura di farlo male.
svezzamento
Svezzamento: meglio a 4 o 6 mesi?
Lo svezzamento, ovvero l’introduzione di cibi solidi nell’alimentazione dei bambini, andrebbe fatto a 4 mesi anziché a 6 come le varie guide pediatriche internazionali propongono. Lo afferma uno studio pubblicato sull’autorevole British Medical Journal, che ha analizzato circa 50 lavori scientifici precedenti sull’argomento, stravolgendone i risultati: allattare al seno fino a 6 mesi provocherebbe un rischio maggiore di sviluppare intolleranze ed allergie alimentari nonché carenza di ferro.
Per i bambini cibo sport e coccole
Secondo numerosi studi effettuati dalla FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) in collaborazione con VADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica), nella vita di ognuno di noi esistono due “grandi rivoluzioni alimentari” in cui si decide il nostro futuro, per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali ed entrambi sono in età pediatrica! La prima “rivoluzione” è rappresentata dalla nascita: è questo il momento in cui, dopo 9 mesi di alimentazione per vena (attraverso i vasi ombelicali che ricevono nutrimento dalla placenta), si passa ad un’alimentazione orale rappresentata dal latte, sia esso materno o formulato (la cosiddetta alimentazione artificiale).
Il secondo momento di cambiamento avviene a circa 4-6 mesi di vita, con il divezzamento: in questo processo, che dura circa un anno, si passa progressivamente da un’alimentazione lattea, monotona se si vuole, ad una diversificata, sia per consistenza che per composizione. Accanto a tale “rivoluzione” per quanto riguarda le abitudini alimentari, il bambino in quest’epoca inizia la costruzione della organizzazione di sé, ciò significa che se la madre è stata in grado di riconoscere e distinguere le sue diverse esigenze, alimentandolo, coccolandolo e sgridandolo a seconda delle necessità, il bambino dal canto suo è cresciuto in grado di differenziare ed esprimere distintamente i suoi bisogni: mangia se ha fame, esprime rabbia se irritato, chiede rassicurazione se ha paura; senza fare confusione tra questi stati d’animo e chiedere il cibo come soluzione di ogni disagio.
Questa fase sembra, perciò essere il periodo in cui s’instaurano i successivi e più gravi disturbi dell’alimentazione fondati sulla difficoltà o incapacità a riconoscere i propri stati d’animo ed a rispondere variando il comportamento alimentare ad ogni oscillazione della propria emotività o fragilità. Fin dai primi anni di vita, infatti, si possono cominciare a delineare quelle abitudini alimentari che, se persistenti nel tempo, facilmente portano ad una condizione di sovrappeso o di obesità già nel bambino, allarmanti a questo proposito sono gli ultimi dati forniti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che indicano che 1 bambino su 3 è in sovrappeso e 1 bambino su 4 è obeso.
Bambini: inserire tardi alcuni cibi aumenta il rischio di allergie
La salute del proprio bambino è il primo pensiero perogni mamma che, così, si trova spesso a riflettere sul da farsi. Lo svezzamento è un periodo molto delicato e il passaggio da una dieta di solo latte materno ad un regime alimentare più “adulto” e completo è un passo che richiede maggiore attenzione. Addirittura si ritiene che questo processo possa avere un’ influenza per tutta la vita alcuni aspetti psicologici e nutrizionali della persona.
Le ultime ricerche però, hanno evidenziato anche che ritardare eccessivamente l’introduzione di alcuni cibi nella dieta giornaliera del bambino può essere la causa dell’ insorgenza di alcune reazioni allergiche: un contrordine rispetto gli studi precedenti che invece sostenevano che con questa modalità si potessere aiutare a prevenire la comparsa di forme allergiche.
Le tappe dello svezzamento e consigli per gli alimenti dei bambini
Cos’è lo svezzamento? Innanzitutto, un momento importante per il vostro bambino, una tappa fondamentale nella sua vita, proprio come camminare, parlare o togliere il pannolino. Infatti, intorno ai 4-6 mesi (o comunque su consiglio del pediatra), si verifica per lui/lei il passaggio dai cibi liquidi a quelli solidi o semi-solidi, dal seno o dal biberon al cucchiaino. Vi pare una cosa da poco? È una nuova abitudine, un po’ come se voi, all’improvviso, vi doveste trasferire in oriente e iniziare a mangiare cavallette, non sapete come sono né come vengono fatte, ma potrebbero anche piacervi!
E così avviene per i vostri bambini, come tutte le novità dovranno prima capire se gli piacciono o meno. In questo secondo caso dovrete andare loro incontro, magari variando il menu, per rendere il momento della pappa sereno e piacevole ed evitare traumi … e macchie sulle pareti della cucina!
Perciò i cibi nuovi dovranno essere proposti al piccolo in modo graduale, anche con vari tentativi, il motto è: proporre e non imporre. Nei primi tempi sarà normale che una parte del cibo fuoriesca dalla bocca del bambino, non perché, come erroneamente si pensa, il bambino rifiuti il cibo, ma perché non è abituato a deglutire alimenti non liquidi. Basterà ritentare, poco per volta, e imparerà a mangiare, come abbiamo fatto tutti.