La soia rappresenta una pietra miliare della dieta tradizionale asiatica, dove storicamente si vanta una minore incidenza di malattie cardiovascolari, diabete, cancro al seno e altri tumori ormone-dipendenti, come quello alla prostata. Tale osservazione ha alimentato a lungo la convinzione che il consumo di alimenti a base di soia (latte di soia, tofu, tempeh, fagioli di soia..) riduca sensibilmente il rischio di malattia. In letteratura i dati sono però controversi e piuttosto complessi da discernere, probabilmente perché ancora in corso d’opera. Ce li siamo fatti spiegare approfonditamente dalla dottoressa Maria Assunta Coppola, biotecnologa medica, e nutrizionista, tra i responsabili del Consultorio di Prevenzione dietetica dei Tumori pressi l’Istituto oncologico “Pascale” di Napoli.
“Indubbiamente l’assunzione di soia alimentare risulta sicura e vantaggiosa per le donne che non hanno storia personale o familiare di cancro al seno, e per le quali l’assunzione di questo legume garantisce un valido contributo per la prevenzione di condizioni patologiche associate all’età, come le malattie cardiovascolari, l’osteoporosi, e il trattamento dei sintomi della menopausa. Importante è, in tal caso, cominciare ad assumere alimenti a base di soia fin da giovani, e non quando se ne presenta la necessità come in post-menopausa, ond’evitare di scombussolare ulteriormente un organismo che già presenta scompensi ormonali. Discorso diverso per le donne con pregressa diagnosi di carcinoma mammario personale o familiare, in cui l’assunzione di soia, anche in forma di alimento, ha dimostrato una correlazione diretta con l’aumento plasmatico di IGF-1, fattore di crescita associato all’incremento del rischio tumore“.
Perché allora le popolazioni asiatiche mostrano un’incidenza minore di tumori ormono-dipendenti nonostante l’alto consumo di soia?
“Si è scoperto che associare alimenti a base di questo legume (fino a 2 gr di soia per kg di peso corporeo al giorno ) con il consumo di alghe, altro alimento tipico della cucina orientale (con una media di 5 gr al giorno), riduce la concentrazione di IGF-1 del 40 %.”
Cosa dire invece degli integratori a base di Isoflavoni?
“Gli Isoflavoni, fitoestrogeni della soia, quali la Ginesteina o la Daidzeina, sono in grado di agire sia come proliferativi (a dosi fisiologiche) che come anti-proliferativi (a dosi elevate) e sono capaci di stimolare l’attività di un enzima chiave per la conversione degli androgeni in estrogeni (l’aromatasi), incrementando così l’azione di questi ormoni femminili sui recettori responsabili della proliferazione cellulare. Alcuni farmaci utilizzati nella cura e prevenzione della recidiva del carcinoma mammario bloccano proprio tale enzima per ridurre la produzione locale di estrogeni e, di conseguenza, ridurre lo stimolo proliferativo a livello dei loro recettori ER. I fitoestrogeni non solo stimolano l’iperproduzione di estrogeni a questo livello, ma interferiscono anche con l’azione e l’efficacia di farmaci anti-aromatasi, essenziali per la riduzione del rischio di recidiva in pazienti con pregressa diagnosi di carcinoma (vedi Aromasin). Gli ultimi studi affermano che l’integrazione con gli estratti di soia non solo presentano dei rischi, come appena mostrato, ma secondo le ultime ricerche non producono nessun effetto sulla prevenzione tumorale, sopratutto per i soggetti ER +, ovvero mutati in senso proliferativo a livello del recettore per gli estrogeni”.
Quindi soia sì o no in relazione al tumore al seno?
“E’ preferibile evitare integratori a base di soia, a maggior ragione in donne con pregressa diagnosi di carcinoma mammario, per le quali tale precauzione deve essere osservata con maggior attenzione. In soggetti sani, invece il consiglio è raggiungere i livelli di assunzione di isoflavoni consigliati anche dalla Food and Drug Administration Americana , pari a circa 25 mg al giorno,anche se già 10 mg al giorno riducono il rischio di carcinoma al seno del 12%.”
25 mg di isoflavoni, utili alla prevenzione del tumore al seno quindi , in donne sane, in cosa ed in quanta soia li troviamo?
“Gli alimenti di soia tradizionali forniscono circa 30 mg di isoflavoni per porzione, per cui è possibile affermare che per soggetti sani un bicchiere di latte di soia, una porzione di tofu o uno yogurt di soia al giorno è la quota ideale per un alimentazione salubre con il miglior rapporto rischio/beneficio”
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Riferimenti bibliografici: Dietary soy intake and breast cancer risk. (Enderlin CA e co)Risks and benefits of dietary isoflavones for cancer. (Andres S e co ) Soy isoflavone supplementation for breast cancer risk reduction: a randomized phase II trial. (Khan SA, e co) Genistein induces breast cancer-associated aromatase and stimulates estrogen-dependent tumor cell growth in vitro breast cancer model. (van Duursen MB e co ) Serum IGF-1 concentrations change with soy and seaweed supplements in healthy postmenopausal American women. (Teas J e co) The pros and cons of phytoestrogens (Heather B. Patisaul and Wendy Jefferson).